L’orrore impresso negli occhi e nei pensieri degli italiani continua. Non si ferma davanti allo stupro avvenuto il 27 maggio a Torino, ai danni di una giovane ventenne con problemi psichici, tenuta prigioniera per oltre 30 ore e abusata a turno da tre uomini – un somalo e un ghanese 26enni e un nigeriano 30enne – che abitavano nelle palazzine dell’ex Villaggio Olimpico.
No, continua, e lo fa nell’ennesima strumentalizzazione dell’accaduto da parte di esponenti di Fratelli d’Italia che hanno organizzato una fiaccolata di protesta davanti al Moi, per sbandierare il loro slogan preferito: “Fuori le belve dal Moi. Lingotto è Italia”. Centinaia di persone, cittadini e militanti di FdI chiedono lo sgombero delle palazzine del villaggio Olimpionico dove è avvenuto lo stupro. Nuovamente esce in scena la faccia triste di un’Italia che si affida agli estremismi, si nutre di false ideologie su come “combattere lo straniero” per farsi distrarre dai problemi sociali che affliggono il Bel Paese.
La fiaccolata è partita da Piazza Galimberti e ha attraversato le vie del quartiere Lingotto, sorvegliata dalle forze dell’ordine attente a non far avvicinare il corteo alle palazzine. Ore scandite dal lancio di fumogeni e dalle voci che intonavano all’unisono l’inno di Mamelli o cori razzisti uniti al grido di giovani manifestanti che senza mezzi termini dichiarano che queste persone non sono degne di vivere, o che tra tutti nessuno si salva, non ce n’è “qualcuno buono“. Subito dopo il gravissimo avvenimento, qualche cittadino aveva dichiarato alla stampa che Mussolini era l’unico che poteva “mettere a posto la situazione”.
Certo anche Salvini non sarebbe male, ma il leader del Carroccio non prende parola. Lo fa Calderoli – vice presidente del Senato – al suo posto, proponendo “castrazione chimica” e soprattutto “sgomberare e risanare l’area dell’ex Villaggio Olimpico, per realizzare il quale sono stati spesi ingenti quantitativi di denaro pubblico, per destinare poi gli alloggi ai torinesi, ai piemontesi, agli italiani in difficoltà. Certo – conclude – se fossimo in un Paese normale”.
Ma l’Italia si sforza di essere un Paese normale e lo fa grazie alle voci di alcuni esponenti politici, come Silvio Viale -vice capogruppo del PD nel Consiglio comunale torinese – che dichiara: “per gli stranieri vale il principio giusto che la responsabilità è individuale, non razziale e collettiva. Il miglior rispetto per la vittima, non è quello di prenderla a pretesto per soffiare sul fuoco dello squadrismo, ma lasciare che la magistratura e gli investigatori svolgano il proprio ruolo fino in fondo“, grazie a giovani cittadini che rispondono a queste proteste con un sit-in organizzato nelle palazzine per far conoscere alla cittadinanza la vera faccia dell’Ex Moi e di chi abita questo posto.
Lo stesso Comitato Solidarietà Rifugiati e Migranti delle occupazioni Ex-Moi e La Salette rilasciano un comunicato stampa in cui si uniscono “al dolore della ragazza e della famiglia” e invitano a “non generalizzare, a non promuovere atti di violenza indiscriminata“.
Riusciranno i nostri eroi ad evitare l’ennesima giornata di ordinario razzismo?
Alessandra Vardaro