Si chiama Lady Joya, il nuovo cortometraggio del giovane regista napoletano Fabrizio Guerra, che sarà presentato all’Ischia Global Fest giovedì 16 luglio alle ore 22, presso il cinema Excelsior.
Quantomeno spinoso il tema che questo cortometraggio cerca di affrontare, perché di prostituzione minorile, finora, si è parlato poco e con tanta demagogia. È una di quelle piaghe che c’è, ma si finge non ci sia. Innumerevoli gli episodi di cronaca saliti alla ribalta delle cronache molto rapidamente, e ancora più rapidamente finiti nel dimenticatoio.
In primis il caso Ruby. Lo sapeva o non lo sapeva? Solo questo sembrava chiedersi la stampa, senza curarsi minimamente di tutto l’alone di squallore che circondava l’intera vicenda. Come se il fatto che Berlusconi fosse ignaro lo ponesse su un piedistallo di angelica beatitudine.
Al di là degli scandali di palazzo, poi, c’è la quotidianità crudele e spietata, quella che nessuno vuol vedere. Quella in cui una ragazzina romena di soli sedici anni viene scoperta a prostituirsi nei pressi del parco San Paolo, a Fuorigrotta, zona affollata, ormai diventata una delle “basi” per i clienti abituali (dopo la “dispersione” che si è avuta nella zona della Stazione Centrale, dove di prostitute e transessuali se ne vedono un po’ di meno).
Qui la ragazzina agiva perché costretta: la prostituzione è ancora grande fonte di reddito per la malavita, poco importa della data di nascita scritta sulla carta d’identità.
Fabrizio Guerra però ha deciso di affrontare il tema attraverso un punto di vista differente. La protagonista della vicenda, infatti (interpretata dalla sorella del regista), non è una escort che conquista le copertine dei rotocalchi, né tantomeno una ragazza resa schiava da organizzazioni malavitosa. Lady Joya è una ragazza “normale”, nativa di un quartiere non certo facile come Tor Bella Monaca, che vende il suo corpo (e probabilmente la sua anima) alle danarose “persone perbene” dei Parioli.
La storia non può non far pensare alla vicenda delle baby squillo romane, che si prostituivano per guadagnare il denaro necessario a contare qualcosa nella società. Questo significa vestiti firmati, cellulari costosi, serate nei locali più chic e un po’ di cocaina buona, non la solita schifezza che si trova in strada. Una vicenda che è il rigurgito malato di una società dove l’apparire è tutto.
I cinefili ovviamente non potranno non pensare alle sanguinose scene finali di Taxi Driver, o al meraviglioso scambio di battute tra il tassista Travis/Robert De Niro e l’adolescente Iris/Jodie Foster. Non si spaventi il regista per il paragone col film di Scorsese, che vuole essere anzi un plauso per la scelta di trattare una tematica che, a parte qualche grande autore come il sopracitato Scorsese, è stata da sempre poco affrontata.
Il cortometraggio. inoltre, è solo la prima tessera di un mosaico di una campagna volta a sensibilizzare le persone verso questo problema. Un primo passo di un progetto più grande, un percorso disegnato da registi, attori, medici ed avvocati esperti nel settore. È visibile già da adesso su Facebook la pagina Appuntamento con Lady Joya, che verrà aggiornata ogni tre giorni con materiale di vario genere per approfondire il tema.
Non si sa se alla fine del corto arriverà il Travis di turno a condurre sulla retta via la protagonista, ma non possiamo che attendere la proiezione con assoluta curiosità.
Domenico Vitale