Il caso Eurocompost rappresenta una delle questioni più spinose per la città di Orta di Atella, in provincia di Caserta, già sconvolta dalla tempesta giudiziaria legata alla figura del suo sindaco-podestà Angelo Brancaccio.
L’azienda, costruita nel 1998 attingendo ai fondi europei, ha sempre prodotto compost azotato biologico, tramite un processo di disidratazione delle biomasse; tuttavia dal 2006 inizia ad emanare miasmi che ammorbano l’aria in tutto l’agro atellano, fino ad arrivare alle città immediatamente confinanti di Caivano, Frattamaggiore e Frattaminore, nel napoletano.
Successive ispezioni sindacali rivelano che quel compost è stato trattato con materiale altamente nocivo, e che effettivamente le due piste di produzione non viaggiavano su procedure sicure per l’ambiente.
Le esalazioni si fanno sempre più acri e si prolungano nel tempo, al punto che gli ortesi scendono in piazza contro quella che ormai viene definita “la fabbrica della puzza”. Le denunce, le proteste e le segnalazioni aumentano nel 2008, portando ad un’ordinanza sindacale, che ne stabilisce la chiusura a cavallo dei primi mesi del 2009.
Con la successiva dichiarazione di fallimento della società che la gestiva, nel dicembre 2012, sembrava che la delicata questione dell’Eurocompost fosse stata risolta dall’amministrazione locale, quando invece inizia a complicarsi.
L’azienda viene clandestinamente devastata ogni giorno dalla microcriminalità locale, spogliata di macchinari e suppellettili; perfino delle strutture interne, come le travi che ne sorreggono l’edifici.
Inoltre la fabbrica diviene un ricettacolo di auto rubate e di continui roghi tossici, dei quali il più nocivo è avvenuto nell’agosto 2013, procurando devastanti danni all’ambiente e alla salute dei cittadini: la nube tossica che si è innalzata è stata talmente fitta da essere visibile ai medici dell’ospedale di Caserta, che allertano i comitati ambientali.
E’ quanto ci spiega Enzo Tosti, presidente del collettivo Città Visibile – Orta di Atella, che fa parte della Rete di Cittadinanza e Comunità, precedentemente nota come Coordinamento Comitati Fuochi, un raggruppamento delle associazioni che si occupano dell’emergenza rifiuti in Campania.
Tosti ci porta all’interno dell’azienda; i sigilli non impediscono di entrarci con assoluta facilità, dovuta anche alla mancanza di personale di sorveglianza, che ha spinto i comitati ambientali a fare una richiesta per mettere in sicurezza il sito.
La curatela fallimentare, che avrebbe potuto attuarla per motivi di tutela ambientale e della salute pubblica, nega la messa in sicurezza per mancanza di fondi; successivamente viene chiesto l’intervento del Comune di Orta di Atella, che non attua nessuna misura, possibile per dolo, preoccupata invece per i fondi che in tal caso perderebbe, non essendone possibile il recupero.
Il presidente di Città Visibile conclude il nostro tour con le testimonianze anonime di sversamenti, durante la notte, di amianto e di fanghi industriali.
E’ possibile notare dei dislivelli nei terreni circostanti, alcuni dei quali vicini a suoli agricoli, nonostante l’intervento delle ruspe per nasconderne l’evidenza.
Le denunce sono state seguite dalle analisi della forestale su alcuni dei campi, che hanno rilevato una scarsa presenza di inquinanti; tuttavia ciò non esclude che possano aumentare vertiginosamente, a causa delle emissioni dei roghi – che si posano sulle colture e sui campi- e delle sostanze liberate dai rifiuti inerti e tessili lasciati sul suolo dell’azienda.
La questione dell’Eurocompost è diventata emblematica della Terra dei Fuochi, e ci spinge a porci alcune domande urgenti: cosa fanno le istituzioni, a riguardo? Restare ferme, come si nota dall’inchiesta di 3 anni prima, mostrataci da Tosti? E il Comune come si esprime in merito?
In mancanza di interventi concreti, si profila l’inquietante scenario dell’intervento a danno avvenuto.
Una scelta irresponsabile, che rischia di favorire l’intervento dei clan nei lavori di bonifica, proprio nella città in cui è più di un sospetto il loro favoreggiamento da parte di Brancaccio.
Eduardo Danzet