Ebola, ormai all’ordine del giorno, è motivo di paura e preoccupazione per molti Italiani. Organizzazioni come “Emergency” e “Medici senza frontiere”, che al momento si stanno occupando della cura dei malati nei territori colpiti, hanno buona parte del loro personale sanitario composto da Italiani. C’è quindi paura, nel Belpaese, di una possibile epidemia nel caso in cui queste persone contraessero il virus, e facessero ritorno in Italia.

Le soluzioni attuali

Il virus Ebola

Le soluzioni adottate per il momento sono quelle della quarantena, che forse fa stare tutti più tranquilli, ma che, da un punto di vista medico, non serve a molto. La circolare redatta dal ministero della Salute è infatti molto chiara: per le persone che sono state esposte negli ultimi 21 giorni a un caso probabile o confermato di Ebola, ci sono tre livelli di rischio.
Il più basso coinvolge le persone che si sono trovate in uno spazio confinato con un affetto, e, a meno che non siano venuti a contatto con sangue e/o fluidi biologici di quest’ultimo, è impossibile abbiano contratto il virus.
In questa categoria rientra anche il personle sanitario (medici e infermieri) che, con le adeguate protezioni, viene quotidianamente a contatto con i malati. Per costoro infatti non è necessaria, né utile nessuna forma di quarantena, bensì soltanto il monitoraggio delle loro condizioni di salute.

La teoria però, in Italia, è spesso diversa dalla pratica, in quanto al medico di Emergency, rientrato in Val d’Aosta dalla Sierra Leon, è stata imposta la quarantena a casa.
In un intervista a Panorama.it il presidente di Emergency Cecilia Strada dichiara: “La nostra posizione è chiara: bisogna farci guidare dalla scienza, non dalla paura, men che meno da strumentalizzazioni politiche. Ci sono cose ovvie che però, a quanto pare, è necessario ripetere: la salute del personale e delle loro famiglie, oltre che del resto delle persone, è la nostra priorità. Siamo i primi a non sottovalutare il problema”.

L’inutilità della quarantena

La quarantena asintomatica infatti, oltre che ad essere inutile, non ha alcuna valenza scientifica, perché anche se un operatore sanitario avesse contratto il virus, non sarebbe contagioso fino alla manifestazione dei sintomi (diarrea, sangue nelle feci, febbre alta).
La posizione di Medici Senza Frontiere è identica: «le misure di quarantena forzata per gli operatori umanitari asintomatici di ritorno dalle aree colpite dal virus Ebola in Africa occidentale non sono fondate su alcuna base scientifica».

Emergency ha al momento una ventina di operatori al lavoro su Ebola, 27 sono in missione con Medici Senza Frontiere e cinque con Cuamm, Medici per l’Africa. Per le organizzazioni è ovviamente importante che venga assicurata, una volta che i loro operatori rientreranno in Italia, la possibilità di tornare tranquillamente dalle loro famiglie, senza immotivate misure di isolamento.

Se questa politica di paura continua ad andare avanti, porterà il personale pronto a partire ad un forte scoraggiamento. È necessario che i medici non smettano di partire, perchè se lo fanno, afferma Strada:questa epidemia non la fermiamo più”.

Christian Nardelli

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