«Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni, noi bene così, andiamo avanti».
Giudica cosi, il premier Matteo Renzi, l‘assenza di deputati a Montecitorio, dato che l’esame degli emendamenti posti per una riscrittura della Costituzione, si è svolto in un’aula semivuota. Tra i pochi a presentarsi, una manciata del Movimento 5 Stelle. Renzi però non ha resistito alla tentazione di un ironico commento, sui social network, ormai diffuso mezzo di comunicazione “botta e risposta” anche tra i politici.
Il Pd Ettore Rosato, alla chiusura della seduta, ha mostrato dissenso nei confronti di questa assenza definendola “ferita istituzionale”, ma allo stesso tempo ha avvalorato la sua volontà, in futuro, di far si che questa riforma sia sentita come “propria” da tutti. Rinviato invece agli inizi di Marzo la seconda parte della partita sulle riforme, fino ad ora proceduta spedita e senza inceppi, vista la decisione delle opposizioni, al contrario delle scorse sedute notturne.
Duri i commenti da parte del M5S: “I ‘pdittatori’ si sono fatti la Costituzione da soli. A questo punto paga le tasse solo chi vota Pd. Qui aula, passo e chiudo. Notte”, parole di Carlo Sibilia, deputato e membro del direttorio 5 stelle.Ha poi aggiunto: “Alla fine una delle pagine più buie per la democrazia italiana è stata scritta. Le dittature non vengono subito in camicia nera o con i carri armati. Le dittature arrivano e non ti avvisano. Le dittature arrivano di notte”.
Per quanto riguarda la delibera sullo stato di guerra e sulla relativa maggioranza, è stato istituito un referendum a parte. Infatti per avere l’ok bisognerà avere la maggioranza assoluta e non più solo quella semplice.
Secondo il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, questo rappresenta un punto mediatico. L’opinione non è però stata condivisa da tutti, infatti Rosy Bindi ha cosi postillato la sua affermazione: «Con una legge elettorale maggioritaria che darà il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione».
Fabrizio Consiglio