Continuano le conquiste del potente stato Islamico. Una guerra fatta di violenza, di comunicazione e strategia. I video ed i messaggi vengono prodotti con le stesse tecniche usate da noi occidentali per la nostra televisione e per il mondo di internet. Messaggi diretti che incitano a raggiungere le terre del califfato per partecipare alla “guerra santa”.
Sicuramente le immagini e le parole risultano essere molto suggestive ma, secondo gli esperti, mostrerebbero più di quello che in realtà sono. Semplicemente si tratta di un mezzo per diffondere la propaganda del terrore e incutere paura. Lì, nell’ambiguo corridoio democratico verso l’Europa, l’Isis però non arriva fisicamente. L’ottimo lavoro dei curdi al confine, nella città di Kobane, ha allontanato per il momento la minaccia. E se i miliziani sono lontani dalle terre turche, è Kostantiniyee ad arrivarci. Si tratta di un mensile gratuito scritto completamente in lingua turca, lanciato online il 29 maggio scorso. Non è la prima rivista firmata Stato Islamico. Molto successo, infatti, ebbe Dabiq, nato nel 2014 e completamente scritto in lingua araba per poi essere tradotto in inglese e in russo e in francese (Dar Al-Islam). Tutti prodotti dall’editore Al-Hayat Media che ha il compito di curare anche tutta la parte dedicata alla comunicazione audio-visiva del califfato.
Kostantiniyee è sicuramente un magazine tradizionale, con immagini colorate, articoli e reportage. A pagina 41 è possibile inciampare in un pezzo che parla di Luz, il disegnatore francese scampato all’attentato parigino a Charlie Hebdo. Tra le righe, esplicitamente, tanta critica verso il giornale satirico. La Turchia infatti organizzò, il 16 gennaio fuori da una moschea di Istanbul, una calda manifestazione in favore dei due fratelli francesi attentatori della redazione. Sempre esplicitamente, tra le pagine, l’occhio cade sui vari inviti fatti dai miliziani verso il popolo turco e dal desiderio di espansione dell’Isis. Il lancio del nuovo giornale è arrivato nel giorno della presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, giornata di festa per tutta la Turchia, e chissà che non volesse essere un auspicio.
Giuseppe Ianniello