Sono passate 3 giornate dall’inizio del campionato cadetto, il terzo consecutivo per la Salernitana, ed in vista della partita di sabato contro il Pescara di Zeman si respira già il clima dell’ultima spiaggia. Sembra di essere a maggio inoltrato, quando spesso l’odore della Primavera si confonde col tanfo terribile della paura di chi ha soltanto l’ultima speranza a cui attaccarsi. Ed invece siamo soltanto a settembre, non è passato nemmeno un mese dall’inizio del campionato e la Salernitana non si può certo dire che non abbia giocato a calcio. Certo il bottino è misero: due punti in tre partite, ma sarebbe disonesto non dire che la compagine Granata ha pagato oltremisura gli errori commessi. Dai tre tiri concessi alla Ternana sono scaturite altrettante segnature, così come dall’unica conclusione concessa al Carpi nel primo tempo è nato il gol della vittoria della compagine biancorossa. Non altrettanto cinismo hanno mostrato gli avanti Granata che, al contrario, hanno sprecato numerose occasioni che pur avevano costruito, giocando un calcio sicuramente non ancora perfetto ma che di sicuro ha mostrato un’idea precisa di fondo. Attenzione: non parliamo di una corazzata invincibile ne’ tantomeno di una squadra costruita per vincere in partenza e quindi proprio per questo è naturale che in campo si commettano degli errori, è evidente però che questi errori la Salernitana li ha finora pagati più di quanto non abbiano fatto squadre che la precedono, e di molto, in classifica.
Il clima a Salerno, però, è già rovente, quando sarebbe lecito aspettarsi sostegno e calore per superare il momento difficile, la squadra si trova invece a fare i conti con una buona fetta di pubblico naturalmente votata alla polemica e all’insoddisfazione, fomentata da sedicenti “giornalisti” e con una società mai come stavolta assente e confusionaria. L’allenatore, voluto e confermato dal Presidente Lotito, è incredibilmente già in discussione. Viene naturale chiedersi come questo sia possibile, come possa una piazza remare contro sé stessa e prediligere il gusto della distruzione al piacere della costruzione, come possa una società smentire sé stessa dopo appena 3 partite di un campionato che ne dura 42.
Se da un lato la verve polemica, spesso gratuita, fa parte del DNA di gran parte di chi si definisce tifoso della Salernitana, predisposizione genetica che trova nel mondo dei social l’habitat ideale per proliferare, dall’altro mai come stavolta la società si dimostra inadeguata e disunita anche dal punto di vista dell’organizzazione del progetto tecnico e sportivo. Tornare dalla D alla B nel tempo brevissimo di soli 4 anni, arrivando a disputare il terzo campionato di B in appena 7 anni dalla rinascita del calcio a Salerno, era il punto di forza di una dirigenza che troppe altre cose ha trascurato da quando è arrivata in città: fidelizzazione del tifoso e settore giovanile su tutte. Le uscite inadeguate del sempre ambiguo e oscuro direttore Fabiani prima e del Presidente Lotito poi, tese a criticare e modificare l’impianto di gioco di un allenatore voluto e per le sue idee ascoltato sul mercato, denotano forse per la prima volta una frattura interna evidente. Giornalisti veri o presunti, portieri di ieri cabarettisti di oggi mascherati da commentatori tecnici, avvocati in trasferta che si arrogano il diritto di catechizzare i giocatori e gestori di pagine amanti del click baiting non chiedevano di meglio che una situazione del genere per avere il loro momento di notorietà.
Tutto questo accade alla vigilia di una partita complessa come quella contro gli storici rivali pescaresi, quando di tutto si sarebbe sentito il bisogno tranne che di schiacciare squadra e allenatore nella morsa di polemiche gratuite ed ingerenze societarie sul progetto tecnico. Alberto Bollini ed i suoi ragazzi avranno il compito di dimostrare di remare dalla stessa parte superando questa serie di ostacoli ed avendo la forza di continuare a proporre e migliorare l’idea di gioco espressa nelle prime tre partite stagionali, sperando stavolta di poter contare su una maggiore fortuna.
Flavio Giordano