Il contenuto dei sogni notturni vengono influenzati da tantissimi fattori diversi: spesso capita che si rivedono contenuti delle discussioni fatte in giornata, in altri casi succede semplicemente che un mix di pensieri e cibo pesante mangiato la sera, ti faccia fare i sogni migliori, quelli più irrealistici. E fu così che si sognò la scomparsa del calcio.
La location è la sede della Federcalcio: i rappresentanti delle varie squadre di serie A vengono convocati dal Presidente Carlo Tavecchio per una riunione straordinaria, con all’Ordine del giorno delle “Comunicazioni Importantissime”. I presidenti, tutti riuniti, sembrano tener d’occhio il volto di Tavecchio, che sembra diverso rispetto alle movenze ed alle parole cui hanno assistito fino ad allora, e che hanno reso l’uomo una facile imitazione di comici di successo. Austero, serio serio, e con lo sguardo verso l’alto, sembra quasi in una posa estatica. La voce pure è diversa:“Cari Presidenti, è il Signore che vi parla…”. Cori di risate, sguardi sbalorditi, e colpetti di gomito scambiati fra i giornalisti, che sembravano pregustare una dichiarazione all’insegna dello spasso totale. “Non siete tenuti a credere, ma è così: sono io che vi parlo, per dirvi che sono triste, ed infelice per Voi: il miglior calcio del mondo, quello che negli anni 90′ ha visto calpestare i campi dai calciatori più forti di sempre, contornati dalle tifoserie più calorose e da spalti gremiti, adesso è soltanto l’ombra di se stesso. Accordi economici all’insegna del mero profitto, speculazioni e tanto vil danaro hanno macchiato irrimediabilmente il campionato che indegnamente rappresentate. Ed io ho quindi deciso che meritate di essere puniti. Non un diluvio, ma fra quindi giorni il calcio sparirà, con tutto ciò che vi è collegato. Di lui non rimarrà neanche il ricordo!”.
Facce pallide vedono cadere su se stesso il buon Tavecchio, come fosse stato fino ad allora posseduto. Ed ora si interrogavano su come fare, i Presidenti, e come vivere quei quindici Giorni. Follie di ogni tipo: il Patron del Napoli, Aurelio De Laurentis, nel tentativo di farsi ben volere dall’ambiente, compra in 5 giorni Messi, Ronaldo, Neuer ed Hummels, presentandoli in una sobria conferenza stampa. Claudio Lotito offre una cena a tutta la Curva Nord. Chi rimane se stesso è Massimo Ferrero, che passa fra Pub, Birrerie e locali di ogni genere, quei giorni che restano, facendo pace con Maurizio Zamparini ed Erik Thohir, il quale non gli sembra poi più tanto filippino.
Finito il sogno con immagini di molti “scarpari” che devono trovarsi un nuovo lavoro, si è sentito però il bisogno di fermarsi un attimo, tra un affanno e qualche sudore freddo, a pensare se fosse il caso di assecondare i desideri di qualcuno, e cioè che il calcio non sia mai esistito.
Niente routines, niente chiacchierate al Bar, niente biglietti per andare allo stadio, con gli amici, armati di panino e tanta aria nei polmoni, ad intonare cori che sono tradizioni, a supporto della propria squadra.
Niente donne abbandonate per vedere la partita, tragedia per tutti gli amanti che ne approfittano. Niente fantacalcio. Niente di niente.
Meno male che s’è trattato di un sogno.
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Pier Gaetano Fulco