“La ripresa dell’Italia si chiama Silvio Berlusconi” dichiarava Berlusconi nel 1995 ai giornalisti di Repubblica, e se questa affermazione trova una smentita nei risultati economici non ottenuti dai vari esecutivi presieduti dal Cavaliere durante il proprio ventennio di dominio politico del nostro paese, le paventate capacità imprenditoriali dell’ex leader del centrodestra trovano un ulteriore smentita nel bilancio deficitario di Forza Italia.
Se Berlusconi un tempo amava affermare di essere stato in grado, in anni di gestione delle proprie società, di non licenziare nemmeno uno dei propri dipendenti, oggi la notizia del consistente ridimensionamento del personale di Forza Italia non passa inosservata. Ciò che giunge alle orecchie di molti giornalisti è infatti che il partito del “presidente” è oggi fortemente in crisi di consensi e di liquidità, tanto che si vede costretto a mandare a casa 55 su 86 lavoratori a tempo indeterminato, occupati presso le sedi di Roma, Arcore e Milano. Tra i primi a darne l’annuncio c’è il quotidiano di Eugenio Scalfari, entrato in possesso di un documento del primo dicembre in cui Forza Italia comunica al ministero del Lavoro, alla Regione Lazio, alla Regione Lombardia ed ai sindacati la decisione di avviare una procedura di licenziamento collettivo ex art.24 della legge 223 del 1991. La firma in calce è di Mariarosa Rossi, senatrice e tesoriera del partito.
Nello stralcio riportato da Repubblica si può leggere che tra le motivazioni che hanno spinto verso questa drammatica decisione c’è “l’impossibilità di sostenere finanziariamente l’attuale struttura del personale per le seguenti cause: totale abolizione del diretto finanziamento pubblico ai partiti; forte limitazione della possibilità di raccolta dei contributi volontari ugualmente determinata dalla stessa legge che penalizza in modo rilevante l’attività di fund raising; mancanza di riscontri positivi all’introduzione della destinazione del 2 per mille dell’Irpef“. Tutta colpa dell’abolizione del finanziamento pubblico insomma, che penalizza certamente una forza politica in cui ormai nessuno vuole investire, in cui ormai sembra credere soltanto il suo fondatore. In ogni caso, sempre secondo quanto si legge nel documento, ai lavoratori in mobilità viene offerta la possibilità di accettare il licenziamento senza vertenze, ottenendo in cambio il versamento di quattro mensilità nette. Contro Berlusconi sono comunque già in agguato i sindacalisti, che fanno notare come nell’anno precedente il partito, già affetto da un buco di ben 25 milioni di euro, avesse assunto ben 53 nuovi salariati, tutti con stipendi da 1400 euro in poi. Oggi però se ne licenziano ben 55, molti dei quali presentano un’anzianità ventennale presso Forza Italia. Insomma, niente Natale in casa Forza Italia.
Antonio Sciuto