Dopo il discorso del premier Matteo Renzi che ha annunciato di voler rivedere e modificare alcune leggi del codice penale, in seguito alla scoperta pubblica di infiltrazioni mafiose nella capitale di Roma, i magistrati ci tengono a dire la loro opinione “per avere leggi migliori”.
È quanto annuncia il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli ai microfoni dell’agenzia di stampa Adnkronos: “i magistrati fanno la loro parte con il lavoro quotidiano, ma la magistratura associata non può rinunciare a fornire il proprio contributo che viene dall’esperienza qualificata di chi si confronta con il lavoro giudiziario nei tribunali italiani”.
Le provocazioni sono insorte dal premier Matteo Renzi, che ha cercato di zittire i magistrati chiamandoli a rispondere “con le sentenze e non con le interviste”. Egli ha fornito alcuni punti strategici da adottare secondo cui “se hai rubato puoi patteggiare, ma un po’ di carcere lo fai comunque”; “chi è condannato per corruzione con sentenza passata in giudicato, potrà vedere la confisca dei propri beni resa molto più semplice, come accade oggi per i reati più gravi” e ancora “se è provata la corruzione, il colpevole restituisce fino all’ultimo centesimo”. Oltre al fatto che la pena minima per i reati di corruzione diverrà da quattro a sei anni.
Il presidente Sabelli comunque replica che “introdurre strumenti che valgono per la criminalità organizzata non è un’idea peregrina”. Insieme con Maurizio Carbone, segretario dell’Anm, dichiarano che “pensare a soluzioni premiali per rompere l’accordo corruttivo è ancora più necessario dopo che la legge Severino ha previsto che risponda penalmente il concusso per induzione. Già all’epoca del varo della legge si era parlato di circostanze attenuanti e di forti riduzioni di pena”. Ed attraverso il lavoro svolto con i collaboratori di giustizia, a nome di tutto il corpo dei magistrati dichiarano che si deve cominciare a creare un sistema migliore che veda “strumenti sotto copertura”, al fine di combattere adeguatamente la corruzione.
Alessandra Mincone