Ogni anno, l’11 dicembre, Pagani ricorda Marcello Torre. Il sindaco “gentile”, come lo definisce Marcello Ravveduto in un suo libro, ucciso dalla Camorra nel 1980. Chi ordinò il suo assassinio fu Raffaele Cutolo. Chi, invece, ha voluto che l’ex sindaco continuasse a vivere è l’associazione omonima “Marcello Torre”. Giunto alla 35esima edizione, il Premio Nazionale per l’Impegno Civile Marcello Torre è stato assegnato allo scrittore Carlo Lucarelli.
Il premio “Marcello Torre” va al giallista Carlo Lucarelli. La prima edizione, nel 1982; la trentacinquesima, domenica 10 dicembre e lunedì 11 dicembre nel santuario della Madonna delle Galline a Pagani. La ‘Lectio Magistralis’ di Isaia Sales sul tema “Il ruolo dell’associazionismo antimafia nella lotta alla camorra” ha aperto le danze. Poi, una tavola rotonda su “Mafie e rappresentazioni mediatiche” tenuta dal docente universitario e storico delle mafie, Marcello Ravveduto e Luciano Brancaccio, il giornalista Rocco Di Blasi e il vincitore del premio Carlo Lucarelli. La seconda giornata è stata dedicata alle scuole del territorio che hanno dialogato liberamente con Don Luigi Ciotti.
Il direttore artistico del premio, Riccardo Falcone, ha dichiarato ai nostri taccuini: «Da cittadino paganese, da giovane impegnato nel sociale, la memoria di Marcello ha accompagnato tutta la mia vita. E l’incontro con i suoi familiari, ormai più di 10 anni fa, ha rafforzato in me la consapevolezza della barbarie di quell’omicidio, di quella ingiustizia, di quella ferita così profonda che non può essere solo dei familiari delle vittime innocenti delle mafie ma che tutti noi dobbiamo sentire nella nostra carne viva. E così un pezzo della mia vita ho voluto dedicarlo proprio a quella memoria, alla memoria del Sindaco della mia città assassinato dal piombo vigliacco della camorra. L’ho fatto attraverso il Premio che, 35 anni fa, familiari e amici avevano istituito perché quella memoria non morisse con Marcello. Ed è stato proprio così. Perché la memoria di Marcello, e con essa Marcello stesso, sono vivi. Oggi più che mai. Grazie a un testimone che continua a passare di mano in mano. Ogni anno, da 35 anni. C’è tanta strada fare, lo sappiamo bene. Ma, come ci insegna don Luigi Ciotti, sappiamo bene anche che non c’è altro modo di sapere dove conduce questa strada se non percorrerla. Noi dunque continueremo a farla, con il Premio Marcello Torre, con l’esperienza del Nuovo Piccolo Giornale, con Libera. Nella certezza che la memoria fa miracoli e che dal sangue delle vittime innocenti continuano a sbocciare fiori di impegno e di speranza».
Anna Garofalo, referente provinciale di Libera Campania, ha aggiunto: «Ero giovanissima quando Marcello Torre fu ucciso e mai avrei immaginato allora che a 37 anni dalla sua morte e a 35 dalla nascita del Premio, sarei stata con tanti altri a ricordarne la figura, la storia, il sacrificio. A parlarne con giovani, generazioni diverse, studenti delle scuole del nostro territorio. Allora ti accorgi che il sacrificio di un uomo, un avvocato, un Sindaco che ha scelto, senza se e senza ma, da che parte stare fino a pagare il prezzo più caro, non è stato vano. Negli anni generazioni diverse hanno preso l’impegno di ricordarlo, di tenerne viva la memoria in particolare nella sua Pagani, una città che troppo facilmente e troppo spesso tende a rimuovere, a dimenticare. Certo non abbiamo sconfitto la criminalità e la corruzione, ma quanta bellezza e speranza negli occhi degli studenti che hanno affollato l’auditorium di Pagani, nelle loro domande a Don Luigi Ciotti, nell’attesa delle sue risposte. Parole, quelle del Presidente di Libera, che smuovono le coscienze, che ci richiamano alla responsabilità del nostro impegno nel fare tutti i giorni la nostra parte nella ricerca della giustizia e della verità. Quell’impegno che sta crescendo sempre di più in provincia di Salerno, grazie ai tantissimi volontari di Libera e ai numerosi Presidi che sono nati su tutto il territorio provinciale. A questi ragazzi, ai giovani del Presidio di Libera a Pagani, in particolare, il grazie di tutti noi per aver raccolto la memoria di Marcello e per averne rappresentato in modo efficace e significativo il sacrificio. Allora l’emozione che ancora mi prende allo stomaco, quando si ricorda il sacrificio delle tante, tantissime vittime innocenti delle mafie, si trasforma e prende il sapore dolce e consolante di chi sta provando, anche se in minima parte, a compiere il proprio dovere di cittadina, e cittadina di Pagani, per essere appena, appena degna del sacrificio di un Sindaco che a distanza di anni ancora parla alle nostre coscienze e al nostro cuore».
Paolo Vacca