Cento anni fa, nell’aprile del 1915, iniziava lo sterminio del popolo armeno da parte dei turchi dell’Impero Ottomano. In quel periodo la Turchia era coinvolta nella Grande Guerra ed il governo era presieduto dai “Giovani Turchi”, un movimento nazionalista che mirava a prendere il pieno controllo del paese ed eliminare le minoranze. Tra la notte del 23 e 24 aprile gli intellettuali armeni presenti a Costantinopoli vennero arrestati e a maggio venne approvata una legge che favoriva le deportazioni per “motivi di sicurezza”. Migliaia di armeni vennero deportati nei deserti della Mesopotamia, dove tra stenti e violenze spirarono nelle cosiddette “Marce della morte”.
Una tragedia che ha causato più un milione di morti, ma di cui si è parlato molto poco. Domenica, però, Papa Francesco ha spezzato questo silenzio durato cento anni definendo il massacro armeno “genocidio” scatenando non poche polemiche.
Il Gran Muftì (principale autorità religiosa islamica sunnita turca) si è dichiarato ostile alle parole del Pontefice dichiarandole «senza fondamento» e «ispirate alle lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche». Stesso discorso vale per il Governo turco che giudica quanto dichiarato da Papa Francesco inaccettabile. Per lo stato turco parlare di genocidio degli armeni è «una calunnia» e una «strumentalizzazione della storia a fini politici». In una dura nota l’ambasciata di Turchia presso la Santa Sede giudica «inaccettabile» quanto detto dal Papa, in contraddizione con «fatti storici e giuridici». Inoltre hacker turchi hanno ripetutamente attaccato il sito web del Vaticano nella notte tra lunedì e martedì in seguito alle parole di Papa Francesco sul “genocidio” degli armeni, mettendolo fuori uso per ore, fino a quando, ieri mattina, il servizio è stato ripristinato. Gli hacker hanno fatto poi sapere tramite un messaggio in rete che «le azioni» di disturbo contro il sito del Vaticano «continueranno» fino a quando la Santa Sede non chiederà scusa ufficialmente.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è così intervenuto: «La durezza dei toni turchi non mi pare giustificata, anche tenendo conto del fatto che 15 anni fa Giovanni Paolo II si era espresso in modo analogo. L’Italia ha più volte espresso solidarietà e vicinanza al popolo e governo armeno per le vittime e le sofferenze inflitte 100 anni fa».
Ban Ki-moon, segretario generale dell’ONU ha definito il massacro armeno «un crimine atroce», ma non lo ha definito “genocidio” per non suscitare l’ira della Turchia, che per legge vieta l’utilizzo di questo termine. Della stessa idea Barack Obama, che ha definito lo sterminio armeno “massacro”.
Un testo dell’Unione Europea ribadisce, invece, che si tratta di genocidio ai danni degli armeni. Domani gli eurodeputati voteranno affinchè la Turchia «continui i suoi sforzi per il riconoscimento del genocidio armeno» e chiederanno alla Turchia «l’apertura degli archivi per accettare il passato».
Opinioni, quindi, contrastanti riguardo allo sterminio armeno. Che si voglia chiamarlo genocidio o massacro, per il numero di vittime e la brutalità con la quale sono state uccise, si tratta di uno dei maggiori eccidi mai avvenuti. Non si può cancellare la storia.
Vincenzo Nicoletti