Con la morte non si dovrebbe mai scherzare, soprattutto quando è con quella degli altri che si deve far fronte. Purtroppo però, un po’ per andare alla ricerca di nuove tradizioni (per non dire altro…), un po’ per l’incredibile potere mediatico di alcune notizie, anche quando si tratta di decessi (da precisare, quasi sempre solo illustri) carta stampata, radio e tv danno alito a fantomatiche maledizioni in stile medioevale, di cui nemmeno i bersagliati malocchi del mondo dello spettacolo, creati ad hoc nei decenni scorsi per ostacolare un artista piuttosto che un altro (come ad esempio la cantante Mia Martini), erano protagonisti. Alla base di tutto questo, ovviamente, c’è una profonda ignoranza ed incoscienza nel creare pericolosi miti che giocano con i sentimenti e, le vite di persone la cui carriera è stata distrutta e spazzata via, proprio a causa di una pseudo giustificazione che si fonda su scaramanzie popolari e sapienti macchinazioni di chi cerca di veicolarle per i propri interessi.
Purtroppo, al giorno d’oggi, nonostante incredibili scoperte scientifiche ed evoluzioni tecnologiche, il trend non è che sia cambiato di molto; probabilmente non cambierà mai, perché tutto ciò che fa parte del folklore di una tradizione culturale/popolare, essendosi radicato nei secoli, difficilmente risente dell’avanzare dei tempi. Il malocchio resta malocchio.
Non ultimo il caso di Aaron Ramsey, centrocampista dell’Arsenal e della Nazionale gallese che, manco a dirlo, è diventato più famoso per la maledizione che i media gli additano, che per le sue prestazioni di gioco. Facciamo chiarezza.
Tutto è nato nel 2009, quando a seguito dei suoi goal sono morti: prima Andrés Montes (noto giornalista spagnolo e commentatore sportivo) il 16 ottobre e poi Antonio de Nigris Guajardo (calciatore messicano di ruolo attaccante) il 16 novembre. I goal in questione furono quelli segnati da Ramsey con la sua Nazionale, rispettivamente contro il Liechtenstein il 14 settembre e contro la Scozia 14 novembre.
Inizialmente, la coincidenza tra i goal del gallese e le morti succitate passò quasi inosservata, ma da semplice caso del destino, assunse per i media le caratteristiche di una maledizione quando seguirono altri 13 decessi alle sue segnature. Di seguito il necrologio in questione:
- 01/05/2011 goal di Ramsey contro il Manchester United: morte di Osama Bin Laden (terrorista internazionale) il 02/05/2011
- 02/10/2011 goal di Ramsey contro il Tottenham: morte di Steve Jobs (fondatore di Apple Inc.) il 05/10/2011
- 19/10/2011 goal di Ramsey contro il Marsiglia: morte di Muammar Gaddafi (leader politico/militare libico) il 20/10/2011
- 11/02/2012 goal di Ramsey contro il Sunderland: morte di Whitney Houston (cantante e attrice statunitense) l’11/02/2012
- 04/08/2012 goal di Ramsey contro la Corea: morte di Chavela Vargas (cantante messicana) il 05/08/2012
- 22/03/2013 goal di Ramsey contro la Scozia: morte di Bebo Valdés (pianista e compositore cubano) il 22/03/2013
- 14/05/2013 goal di Ramsey contro il Wigan: morte di Jorge Rafael Videla (generale e dittatore argentino) il 17/05/2013
- 18/09/2013 goal di Ramsey contro il Marsiglia: morte di Ken Norton (pugile e attore statunitense) il 18/09/2013
- 30/11/2013 goal di Ramsey contro il Cardiff: morte di Paul Walker (attore/produttore cinematografico statunitense) il 30/11/2013
- 20/04/2014 goal di Ramsey contro l’Hull City: morte di Rubin Carter (pugile statunitense) il 20/04/2014
- 11/05/2014 goal di Ramsey contro il Norwich: morte di H.G. Giger (artista surrealista svizzero) il 12/05/2014
- 10/08/2014 goal di Ramsey contro il Manchester City: morte di Robin Williams (attore cinematografico statunitense) l’11/08/2014
- 06/12/2014 goal di Ramsey contro lo Stoke City: morte di Mango (cantautore musicista e scrittore italiano) il 07/12/2014
Aaron Ramsey il Celebrities Killer
Coincidenze, quelle sopra menzionate, che hanno portato i malati di una statistica quanto mai scabrosa ad approfondire ulteriormente la faccenda. Da questa analisi, che definiamo tale anche se di scientifico e dimostrabile non c’è assolutamente nulla, è emerso che il Celebrities Killer (soprannome con cui i più accaniti sostenitori della maledizione definiscono Ramsey) nella sua carriera da professionista ha segnato in totale, sino ad ora, 44 reti di cui: 36 con le sue squadre di club (3 con il Cardiff City e 33 con l’Arsenal) ed 8 con il Galles e, che la percentuale di morti celebri per ogni suo goal sarebbe di circa il 35%.
Non si è ancora ben capito il motivo per cui i media hanno scelto proprio Ramsey come protagonista attivo di questa maledizione, anche perché con tutte le persone famose che trapassano ogni giorno, il tasso di probabilità matematica di comparazione con i goal di altri calciatori è pressoché infinito. In ogni caso, è bene ricordare che certi conti sarebbe meglio non farli e neppure pensarli, perché, morale/etica a parte, in passato ci sono state più e più persone che di cose simili a questa, seppur in modo diverso, hanno sofferto, proprio coma Mia Martini, le cui incredibili capacità canore non hanno potuto nulla contro il volere di una credenza secondo cui, lei fosse portatrice di malocchio.
Ad ogni goal di Ramsey il mondo continua a tremare, ma forse sarebbe meglio se tremasse soltanto per la gioia dei festosi Gunners che, nonostante tutto, non si sono mai schierati a favore di una teoria scellerata come quella del Celebrities Killer.
Fonte immagine in evidenza: engagecinema.com
Fonti notizie: ilsecoloxix.it / wikipedia.org / panorama.it / gazzetta,it / huffingtonpost.it
Fonte dati statistici: transfermarkt.it
Fabio Palliola