Arriva dalla Corte Europea dei Diritti Umani il respingimento del ricorso presentato dai familiari di Giuseppina Smaltini, che avevano denunciato l’ILVA di Taranto, più precisamente un dirigente della nota acciaieria, perchè credeva che la malattia della donna, una forma acuta di leucemia, fosse in qualche modo legata con le emissioni inquinanti dell’ILVA.

La cinquantaduenne si era ammalata nel 2006 di una meningite impossibile da curare a causa della leucemia, secondo lei contratta a causa delle inquinanti emissioni dell’ILVA. La donna è morta nel 2012. Il ricorso era già stato portato due volte davanti alla Procura di Taranto, i cui magistrati archiviarono l’accusa per due volte, ritenendo insufficienti le prove di un nesso causale tra le emissioni e la malattia.

Dopo la sua morte, il marito e i figli avevano ottenuto dalla Corte di Strasburgo la possibilità di poter continuare l’azione contro l’Italia. Nel ricorso si sosteneva che le autorità avevano violato il diritto alla vita di Giuseppina Smaltini, perché esisterebbe, secondo i denuncianti, un nesso provato di causa ed effetto tra le emissioni dell’ILVA e la leucemia contratta.

Dopo circa sei anni in attesa di risposte dalla Corte Europea, questa ha dato ragione al tribunale di Taranto, ribadendo le ragioni dei magistrati locali: non ci sono abbastanza prove per stabilire un collegamento tra la malattia e le emissioni.

Federico Rossi

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