E’ finalmente pubblica la tanto attesa legge di bilancio 2014, che rivela tutte le prossime mosse del governo. La legge, di cui si è parlato ininterrottamente da praticamente un mese, è stata varata dal Consiglio dei Ministri e si appresta a sottoporsi all’esame delle Camere. 123 Pagine per 47 articoli, la legge di stabilità, il documento economico più importante emanato da un governo, prende quindi forma, confermando alcune aspettative della vigilia e presentando alcune sorprese.
La manovra, che sarà di 36 miliardi, fa un quadro generale di tutti gli interventi economici che porterà avanti il governo, dal TFR in busta paga fino agli 80 euro, passando per una discreta somma per l’abbassamento delle tasse sul lavoro. La legge di bilancio è stata finanziata per 15 miliardi da spending review, “alla faccia di chi non ci credeva“, 11 miliardi da nuovo debito, con il deficit che passerà dal 2.2% al 2.9% per il 2015. Inoltre ci sono risparmi per 6 miliardi provenienti dallo Stato, 4 dalle regioni, 1.4 dai comuni e 1 miliardo dalle provincie. Infine altri 3.8 miliardi, stima “prudenziale” arriveranno dal recupero dell’evasione fiscale.
Le spese, invece, sono molto più variegate. Innanzitutto è confermato il bonus IRPEF di 80 euro, che diventa strutturale andando a coinvolgere un maggior numero di famiglie. Sempre a protezione delle famiglie è stato istituito un fondo speciale, il “fondo famiglia”, finanziato con 500 milioni di euro e che provvederà a finanziare iniziative a favore delle famiglie. Confermato anche l’ecobonus per le ristrutturazioni, rinnovato per tutto il 2015, pari al 65% dell’importo di spesa per le ristrutturazioni condominiali.
La legge aumenta di circa 2 miliardi per il 2015 il fondo destinato alle regioni per la sanità, portando i fondi a circa 112, aumentando ulteriormente nel 2016 fino a 115 miliardi di euro. Sempre per gli enti decentrati, la legge pone il termine ultimo per un taglio drastico delle aziende partecipate al 31 marzo. Il piano concede la possibilità ai comuni di vendere o accorpare le società e, nel caso, di tagliare gli stipendi dei dirigenti. Stesso piano per la RAI che “nell’ambito del piano di razionalizzazione e di riassetto industriale del gruppo può cedere sul mercato attività immobiliari e quote di società partecipate“. 1 Miliardo, invece, sarà destinato all’allentamento del patto di stabilità dei comuni, che “allarga lo spazio di manovra del 70%” per i sindaci.
Ormai è ufficiale la possibilità di ricevere il TFR in busta paga. Le aziende, senza alcun costo aggiuntivo, potranno versare, su richiesta del dipendente, parte o tutto il TFR in busta paga. La norma, regolata dall’art. 6, prevede l’irrevocabilità della richiesta fino al 2018. In pratica per un dipendente che chiede il versamento del TFR in busta paga nel 2015 continuerà a riceverlo ininterrottamente fino alla fine del 2018. Esclusi dalla norma i dipendenti pubblici, le colf e il comparto agricolo. L’importo non avrà agevolazioni fiscali e sarà tassato con l’ordinaria aliquota. Sempre sul tema del lavoro è confermato il taglio dell’IRAP per 5 miliardi, meno dei 6.5 miliardi previsti alla vigilia ma comunque un taglio sostanziale. Sono stati stanziati, però, quasi 2 miliardi di euro per la defiscalizzazione completa per i neoassunti con contratto a tempo indeterminato per i prossimi tre anni, per un massimo di 6.200 euro di sgravi annui, portando la defiscalizzazione completa per tutti i neoassunti con un salario fino a 19mila euro annuo. Stanziati, infine, 500 milioni di euro per l’assunzione di 150mila docenti precari presenti nelle graduatorie.
“Tagliare le tasse in Italia non è ne di destra ne di sinistra, è semplicemente giusto” ha detto il premier. Renzi, inoltre, ha spiegato che i vincoli imposti dall’Europa saranno rispettati, in primis il 3%. “E come Piercarlo ha scritto nella lettera di accompagnamento che ha inviato al commissario – ha continuato il premier – pensiamo che per noi valgano le duplici condizioni richieste dal patto di Stabilità per poter non rispettare la traiettoria di rientro dal deficit eccessivo: circostanze eccezionali – e noi le abbiamo, perché siamo in recessione da tre anni – e varo di riforme strutturali“. Cauto, comunque, il ministro Padoan sul peso della riforma, secondo cui “avrà più peso nel 2016 che nel 2015“.
Francesco Di Matteo