Nella giornata di sabato 15 novembre, una sparatoria è occorsa nello spazio antistante all’auditorium Che Guevara della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM). Il bilancio è di due studenti feriti da alcuni agenti della Procuraduría General de Justicia del Distrito Federal (PGJDF), secondo quanto riportato da Regeneración Radio, media vicino all’attivismo studentesco dell’UNAM, che ha diffuso la notizia e pubblicato foto e video relativi all’accaduto.
“Un’auto della Procura Generale di Giustizia ha sostato di fronte all’auditorium, i compagni sono usciti per dirgli di andare via e un soggetto armato ha aperto il fuoco ferendo due compagni (uno alla gamba) ed un cane. In totale erano in quattro, tre sono fuggiti con un taxi ed uno ha cominciato a correre verso Avenida de los Insurgentes con la pistola in mano. L’auto è ancora parcheggiata di fronte all’auditorium, insieme ai resti dei proiettili“.
Pare che all’interno dell’auditorium fosse in corso una riunione organizzativa per lo sciopero generale di giovedì 20 novembre, in coincidenza con l’ultima tappa della “Brigada Nacional de los 43 Desaparecidos”, la carovana di protesta realizzata su iniziativa dei parenti degli studenti scomparsi a Iguala, che in questi giorni sta facendo tappa nelle principali città del paese.
Secondo quanto riportato da Regeneración Radio, solo uno dei due studenti rimasti coinvolti è stato trasportato in ospedale: “Ci informano che solo uno dei compagni è stato trasportato a causa di una ferita alla gamba, per sicurezza non ci hanno fornito né il nome né il luogo in cui è stato portato mentre il secondo compagno è stato ferito di striscio“. Successivamente sono emersi ulteriori dettagli riguardo il ferito: si tratterebbe di Miguel Ángel Ordaz, studente di storia.
La dinamica dei fatti, anche secondo quanto trapela dalle video-testimonianze, è molto confusa, ma la versione fornita della Procura pare esserlo ancora di più: gli agenti accusati, accompagnati da un avvocato dell’UNAM, un Ufficiale Segretario del pubblico ministero, un agente della Polizia investigativa e due periti, si sarebbero trovati sul posto per effettuare un sopralluogo conseguente ad una denuncia sporta per furto di cellulare lo scorso mercoledì 12 novembre. Il comunicato della PGJDF continua giustificando l’azione degli agenti come legittima difesa in seguito ad un tentativo di aggressione operato da circa una ventina di persone e sottolineando il fatto che i colpi sono stati sparati in aria e non direttamente ad altezza d’uomo.
La versione riportata dal quotidiano Milenio, invece, parla di alcune testimonianze secondo cui due uomini e una donna in abito bianco con le iniziali della Procura del Distretto Federale sarebbero stati sorpresi a scattare delle fotografie nella Città Universitaria e, nello specifico, nei pressi dell’auditorium Che Guevara. Dopo essere stati incitati a lasciare il campus, uno degli agenti avrebbe estratto la pistola e ne sarebbero conseguiti degli scontri con lanci di pietre verso il veicolo. L’agente sarebbe fuggito verso Avenida de los Insurgentes sparando contro gli studenti al suo inseguimento, ferendo quindi alla gamba Miguel Ángel Ordaz e colpendo di striscio un suo collega.
Tra tanto fumo indistinto, l’unica certezza che trapela da queste ultime notizie è che la stabilità sociale messicana si sta compromettendo ulteriormente, e l’epicentro delle proteste e degli eventi conseguenti al tragico massacro di Iguala, su cui sono addensate ancora troppe nubi, si sta spostando sempre di più verso i centri del potere. Dall’incendio del Parlamento di Guerrero a Chilpancingo, passando per le fiamme del Palazzo Nazionale in Plaza de la Constitución, fino ad arrivare, ora, alla sparatoria in pieno centro universitario, la profonda crisi nata dai fatti di Iguala non sembra vedere la fine.
Cristiano Capuano