Real Madrid-Napoli, 15 Febbraio 2017. «Il miracolo è difficile… ci sta il Miracolo Miracolo e il miracolo» diceva un giovane Lello Arena in Ricomincio da tre nella famosissima scena con Massimo Troisi. E anche questo miracolo qui sarebbe stato difficile, ogni tifoso del Napoli lo sapeva. Vincere contro la squadra più forte di tutta la Champions, non a caso quella che è riuscita alla fine a sollevare la coppa dalle grandi orecchie, innalzando il proprio record personale a dodici vittorie in quella che è la massima competizione di calcio in tutta Europa, rappresentava un’impresa più impossibile che ardua ma che doveva essere annoverata nel grande libro della storia calcistica partenopea.
Nonostante le speranze iniziali infiammate dal goal di vantaggio ad opera di Lorenzo Insigne, unico partenopeo in campo, i tifosi azzurri hanno dovuto assistere inermi alla morte di ogni aspirazione di vittoria, ingoiando di mala voglia un amaro boccone, anzi tre. Circa diecimila tifosi in un’unica grande migrazione sotto il segno della bandiera azzurra sono riusciti ad accaparrarsi il biglietto di questa partita entrata di diritto negli annali del calcio.
Ma in quest’onda di tifosi provenienti da Napoli riversatasi nella capitale spagnola, una goccia è riuscita a distinguersi e a lasciare un segno, un tifoso come tanti che ha deciso di immortalare questa e molte altre trasferte all’interno di un libro. E questa volta avrebbe voluto immortalare il miracolo.
Danilo Cappella, classe ’88, è uno di quelli che, se fosse nato con la camicia, sarebbe stata sicuramente azzurro Napoli. Già cronista sportivo, più che un appassionato, un autentico innamorato della squadra azzurra è anche l’autore di Diario partenopeo di un miracolo mai avvenuto, il suo primo libro nel quale racconta le gioie ed i dolori della vita da tifoso. Lo abbiamo intervistato in vista della prima presentazione del suo libro che si terrà il 22 Novembre presso la Libreria Giunti di Caserta.
Danilo, com’è nata l’idea per questo libro?
«L’idea del libro nasce quasi per caso perché, inizialmente, i miei progetti erano altri. Erano incentrati su un altro romanzo che avrei voluto scrivere e che adesso è in fase di elaborazione. Poi è successo che, partendo per Madrid per andare a vedere il Napoli, mi sono ritrovato ad aggiornare il mio diario come faccio sempre, nel quale metto da parte i miei pensieri che si sono col tempo accumulati, partendo dal sorteggio fino ad arrivare alla partita. Mi sono ritrovato tra le mani parecchi aneddoti uniti alle varie esperienze calcistiche e mi sono detto che poteva venirne fuori addirittura un libro, e così è stato.»
Che cosa rappresenta per te il calcio?
«In realtà il libro non parla di calcio, parla di amore, di come in quei 90 minuti sia possibile estraniarsi talmente tanto dalla realtà da avvicinarsi quasi al sogno. Anche se la partita è filtrata dal tubo catodico, il vero tifoso riesce comunque ad assaporare tutte le emozioni e le sensazioni dovute alle azioni o alle mancate azioni da parte dei giocatori in campo. Il calcio per me è vita, è qualcosa che riesce ad unire, ad accomunare cuori diversi sotto lo stesso segno. Ciò che amo del calcio è la possibilità di veder realizzare l’impossibile. Riuscire ad assistere ad un ‘miracolo’ vedendo una squadra-Davide che riesce a batterne una Golia, rappresenta per me la massima espressione di imprevedibilità del caso. Il pallone è rotondo, come si suol dire.»
Credi che il tuo libro possa avere anche destinatari diversi rispetto al classico tifoso?
«Ho una mia concezione del tifoso: esiste il tifoso occasionale ed il ‘tifoso tifoso’. Come spiego in uno dei capitoli, io appartengo alla categoria dei ‘tifosi tifosi’, quelli che hanno creduto ed hanno sostenuto la squadra sin da quando era nell’inferno della serie C, senza mai vacillare, tenendo sempre alta la speranza che le cose sarebbero potute cambiare un giorno. Una volta superato il purgatorio della serie cadetta, il Napoli è riuscito a riemergere dagli inferi e ad arrivare alla posizione che per storia e tradizione gli compete. Da quel momento in poi, i supporter sono aumentati inevitabilmente in maniera esponenziale, perché ai tifosi veri si sono aggiunti quelli che fino a poco prima erano classificabili soltanto nella categoria dei tifosi occasionali. Tutti vogliono salire sul carro del vincitore, dopotutto. Diario partenopeo di un miracolo mai avvenuto è un libro che, oltre a raccontare la mia passione per il Napoli, tratta anche di esperienze di vita, di amicizie, di delusioni e vittorie. Credo che possa riuscire ad arricchire chiunque si ritrovi a sfogliarne le pagine.»
Nel libro scrivi: «Penso che davvero del Napoli ci segni la vita, ma per quanto faccia male non puoi farne a meno». Credi davvero che la fede calcistica sia una malattia?
«Sì e no. È sicuramente qualcosa di forte, un’emozione indescrivibile, viscerale, che ti parte da dentro. Mi rendo conto che agli occhi dei profani possiamo apparire come degli invasati, ma non c’è un modo alternativo di definire una passione così penetrante. Del resto, come ho detto, il calcio è anche amore e quindi una malattia dalla quale nessuno vuol guarire.»
Il libro di Danilo Cappella è rimasto primo in classifica nella sezione sport di IBS per intere settimane e attualmente si trova ancora sul podio. Il tema principale di Diario partenopeo di un miracolo mai avvenuto sarà anche quello di una trasferta che ha portato ad una cocente sconfitta, ma rappresenta comunque un traguardo personale non indifferente per uno scrittore in erba. Danilo presenterà il suo libro il 22 Novembre alla Libreria Giunti di Caserta, sarà un’occasione imperdibile per toccare con mano cosa può fare la fede per la squadra azzurra.
Sara Cerreto