La Corte Suprema dell’India ha detto di no alle richieste dei Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per valutare alcuni dettagli riguardanti il regime di libertà vigilata di cui godono. In particolare, Latorre aveva chiesto di prolungare di 4 mesi la convalescenza in Italia, dopo che un’ictus di cui ha sofferto a Settembre l’ha costretto a prestarsi ad alcune cure. Il 13 gennaio il permesso scadrà. Riguardo Salvatore Girone, rifiutata la richiesta di poter passare il Natale a casa. I motivi addotti dalla Corte Suprema riguardano la necessità di proseguire col processo ai Marò, dopo oltre 33 mesi dal 15 febbraio 2012, quando i marò vennero accusati di aver ucciso, scambiandoli per pirati, due pescatori.
Girone aveva mandato, per la richiesta, una lettera alla massima autorità giudiziaria indiana, nella quale chiedeva di rientrare a casa per “riunirsi con i figli e la moglie nel nostro ambiente familiare, e di restarvi per un periodo di tre mesi” così da trascorrere le feste natalizie in famiglia. Latorre invece ha fatto presente, con un documento scritto, che è ancora in cura, e ha necessità di seguire il percorso terapeutico prescrittogli dai medici dopo l’ischemia. Il percorso terapeutico è cominciato il 13 Settembre in Puglia, e probabilmente il marò dovrà sottoporsi anche ad un interventi chirurgico. Per questi motivi ha ripresentato la richiesta di prolungare la sua residenza in Italia per altri 4 mesi.
Il processo non è mai iniziato, dato che la Corte Suprema deve ancora risolvere il nodo su quale forza di polizia debba occuparsi delle indagini e di depositare la denuncia dopo che dall’iter giudiziario è stata eliminata la legge antiterrorismo indiana, la cosiddetta “Sua Act”, fatto che non ha permesso alla polizia investigativa di occuparsi del caso. Girone non torna in Puglia dal marzo del 2013. Per ben due volte in passato i giudici della Corte avevano invee autorizzato i due fucilieri a rientrare in Italia, nel natale del 2012 e alle elezioni del 2013, e concesso inoltre a Latorre un permesso per motivi terapeutici.
Il caso Marò, quindi, sembra non essere ancora giunto ad un punto di svolta.
Pier Gaetano Fulco