Sono serviti anni di lotte, cortei, manifestazioni, indagini, denunce e contro-denunce per tentare di capire e applicare quella sovranità popolare che, se non fosse per pochi “comitatini” (come li definì lo stesso premier Renzi), non sarebbe nient’altro che lettera morta. Alla fine, però, la lotta paga. Davide può battere Golia, o almeno gli sta mettendo una paura fottuta, potremmo sintetizzare.
Il governo di Matteo Renzi ha presentato vari emendamenti alla Legge di Stabilità che, di fatto, sono un sostanziale passo indietro sulle trivellazioni off shore: l’articolo 38 dello Sblocca Italia, che rappresenta una totale svendita dei mari italiani agli interessi delle lobby del petrolio, sarebbe in questo modo fortemente limitato e superato. Se gli emendamenti dovessero essere approvati, si confermerebbe un sostanziale avvicinamento del Governo ai movimenti locali NoTriv e alle 10 regioni che stavano portando avanti il Referendum contro le trivelle, che con tutta probabilità sarebbe dovuto essere programmato per la primavera 2016. A questo punto vi è molta incertezza sull’argomento, ma secondo il Coordinamento No Triv non è altro che il tentativo maldestro del Governo di evitare un Referendum scomodo, dove Renzi e il Pd avrebbero dovuto difendere apertamente gli interessi dei petrolieri nel dibattito pubblico e schierarsi su un tema molto sensibile sul territorio, proprio nel periodo delle elezioni amministrative primaverili e all’indomani delle promesse di riduzione delle fonti fossili durante la CoP21 di Parigi.
La modifica dello Sblocca Italia e del Codice dell’Ambiente.
Gli emendamenti al tanto celebrato e propagandato Sblocca Italia (dl n.133 del 12 sett 2014, convertito in legge 164/2014) e al c.d. Codice dell’ambiente (D.Lgs n.152 del 3 apr 2006) prevedono:
-il blocco dei progetti di trivellazione entro le 12 miglia dalla costa. Uno dei casi che potrebbe risentirne è quello di Ombrina Mare, il progetto della Rockhopper che aveva l’intento di trivellare 4-6 pozzi a soli 7 km dalle coste abruzzesi e che era stato fortemente avversato dalla popolazione, anche tramite l’imponente manifestazione dello scorso maggio, quando più di 60mila persone erano scese in strada a Lanciano per dire no alle trivelle. Il progetto ora è quanto mai incerto;
–l’eliminazione della dichiarazione di “strategicità, indifferibilità ed urgenza“ prevista dal citato articolo 38 dello Sblocca Italia, con cui di fatto si estromettono le regioni dal processo decisionale. Proprio su tale questione erano insorti gli stessi Consigli regionali a guida Pd, molti dei quali hanno poi firmato la richiesta del Referendum in aperta polemica con il Governo;
–la cancellazione della dichiarazione del “vincolo preordinato all’esproprio della proprietà privata“, già a partire dalla sola ricerca di idrocarburi.
Le reazioni e gli scenari futuri.
All’indomani della notizia, le reazioni dei protagonisti e dei diretti avversari del Governo sono andate da un’iniziale soddisfazione per la volontà politica positiva dimostrata dall’esecutivo al timore di un’asta al ribasso sul tema.
Così, se in un c.s. congiunto Legambiente, Greenpeace, Wwf, FAI, Marevivo, Pro Natura e Touring Club parlano di “importante vittoria di associazioni ambientaliste e movimenti”, il Coordinamento No Triv denuncia “il fine esplicito del Governo di scongiurare il Referendum”. “Si approvino pure gli emendamenti”, continuano, “ma si apra da subito la discussione politica sul futuro energetico del nostro Paese”.
Frattanto le Regioni vogliono vederci chiaro e chiedono certezze sulle modifiche alla Legge di Stabilità. L’intento che accomuna tutti è quello di accertarsi che gli emendamenti recepiscano in toto i testi dei quesiti referendari, senza rischiare di far saltare un Referendum che si preannuncerebbe infuocato per poi portare a casa un risultato magrissimo.
Anche Enzo Di Salvatore, il professore di Diritto Costituzionale che ha scritto i quesiti, invita alla dovuta calma e ha già presentato con il Coordinamento NoTriv due sub-emendamenti volti a scongiurare la fregatura: “Il rischio è che il referendum sia eluso attraverso il sistema delle proroghe per le attività in mare”, la denuncia.
Insomma, il rischio e la paura del raggiro è dietro l’angolo e, davanti a un Matteo Renzi quasi bipolare, oggi petroliere e domani mascherato di verde, incendiario con i deboli e pompiere sotto elezioni, si deve essere giustamente vigili. Non c’è da star sereni, parafrasando un suo vecchio mantra: se è vero che Davide può battere Golia, è vero anche che Golia ha paura solo di perdere consensi.
Antonio Acernese