Cinque anni e otto mesi di reclusione: questa è la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, nei confronti di Guido Podestà, presidente della provincia di Milano, imputato per falso ideologico riguardo le presunte firme false a sostegno dei listini per Roberto Formigoni e del PdL alle elezioni regionali del 2010. Su queste 926 firme contestate i Radicali hanno dato vita ad una vera e propria battaglia nei Tribunali, anche amministrativi e civili, culminata nell’esposto penale e nel processo.
Richieste di condanna a quattro anni ed otto mesi anche i consiglieri provinciali Massimo Turci (vicepresidente della commissione Cultura ed eventi), Nicolò Mardegan (vicepresidente della commissione Lavoro) e Marco Martino (presidente della commissione Politiche sociali), ed a quattro anni Barbara Calzavara (la quale si è difesa in aula dichiarando “ho sbagliato ma in buona fede, ho autenticato quelle firme perché ho eseguito un ordine per spirito di servizio”).
Podestà ha sempre ribadito di essere completamente estraneo alle accuse, ma a tirarlo nel polverone durante gli interrogatori è stata la allora responsabile della raccolta firme del Pdl, Clotilde Strada (che ha patteggiato).
“Il giorno precedente la scadenza del termine [per la presentazione delle liste, ndr], cioè il 26 febbraio 2010“, aveva dichiarato agli inquirenti la Strada, “presso la sede del Pdl c’era una grande confusione […] Nonostante tutti gli sforzi non si era raggiunto il numero minimo di firme necessarie […] Non sapendo cosa fare chiamai Podestà, essendo lui il responsabile politico […] Venne in sede dopo due ore circa”. In quell’occasione, stando alla versione della Strada, “gli ribadii che ormai avevamo raschiato il fondo del barile delle nostre possibilità, e che certamente non eravamo in grado di raccogliere le firme necessarie. Podestà mi guardò e mi disse: ‘Avete i certificati elettorali, usateli‘”.
I Radicali avevano depositato in Procura anche una serie di articoli: sui giornali, infatti, si raccontava che la chiusura dei nomi dei candidati nel listino di Formigoni era arrivata in extremis, perché all’ultimo momento e dopo una riunione ad Arcore, si sarebbe deciso di far entrare vari nomi, tra cui quello di Nicole Minetti.
Giacomo Sannino