La manovra di stabilità inaugurata dal governo Renzi non piace ai governatori delle regioni italiane.
Aspre polemiche si sono susseguite in questi giorni, vedendo sul ring della contesa il presidente del consiglio e alcuni tra i principali presidenti di regione, battendosi anche a colpi di tweet.
Con 140 caratteri, il limite consentito su Twitter, Renzi ha espresso più volte il suo pensiero in merito alla vicenda: «Incontreremo i presidenti di regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese».
Un messaggio chiaro, riferito soprattutto alle preoccupazioni dei governatori di aumentare le tasse locali e tal proposito Matteo Renzi ha usato anche il forum euroasiatico a Milano per ribadire le proprie idee in merito. «Penso che la protesta delle Regioni e la minaccia di alzare le tasse a livello locale sia un atto al limite della provocazione. Vorrei fosse chiaro il gioco cui giochiamo: nessuno cerchi di prendere in giro gli italiani. Prima di fare polemica bisogna guardare in casa propria e ridurre gli sprechi, per poter finalmente ridurre le tasse» ha detto il premier, aggiungendo che «Le famiglie stanno facendo degli sforzi, lo facciano anche le Regioni, che stanno usando parole contro la realtà. Noi siamo pronti a incontrare i governatori, ma ciascuno però faccia la propria parte».
Nonostante le parole di Matteo Renzi, i governatori però sembrano comunque non volerci stare al gioco del governo, replicando, ognuno a modo suo, con parole dure e critiche. Alle 13.00 di ieri, i presidenti di regione hanno organizzato a Roma una conferenza stampa per esprimere tutto il loro disappunto.
Per Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, renziano e presidente della Conferenza delle Regioni, «Renzi ci offende, perché ognuno deve guardare ai suoi sprechi e mi chiedo: nei ministeri forse non ce ne sono? »
A rincarare la dose anche Nicola Zingaretti, governatore del Lazio: «Sprechi? Noi stiamo già tagliando e meglio del governo. Speriamo che questi sforzi non vengano vanificati».
«Inoltre», continua Chiamparino, riprendendo parola, «al taglio prospettato di 4 miliardi di vanno sommati quelli decisi dai governi Monti e Letta pari a circa 1,750 miliardi. Si arriva così a 5,7 miliardi. Tagli insostenibili, a meno che non si incida sulla spesa sanitaria o con maggiori entrate. La manovra di stabilità incrina il rapporto che dovrebbe essere di lealtà istituzionale e di pari dignità istituzionale tra enti dello Stato».
Critica anche Catiuscia Marini, governatrice dell’Umbria. «È tecnicamente impossibile prevedere questi tagli senza incidere per il 70% sulla sanità: dei 4 miliardi di tagli, 3 saranno sulla sanità, il resto ricade sul trasporto pubblico che si basa sulle entrate delle regioni: non si regge tecnicamente. Con la rettifica fatta in finanziaria non si vuole dire la verità: questi tagli sono su sanità e trasporti».
A fronte delle polemiche mosse contro la manovra di stabilità e l’esternazione delle preoccupazioni dei presidenti di regione per possibili tagli alla sanità e ai trasporti pubblici, Matteo Renzi ha deciso di replicare con un nuovo tweet. «Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile. Non ci sono troppi manager o primari? Ѐ impossibile risparmiare su acquisti o consigli regionali?»
Ormai è tangibile come fra governo e regioni sai guerra aperta. Ognuno vuole qualcosa e non è disposto a rinunciare a nulla. Forse le divergenze si appianeranno non appena ci sarà un incontro tra le due fazioni, ma fino ad allora i presidenti di regione si opporranno vivacemente alla manovra di stabilità, che Luca Zaia, governatore del Veneto, non ha avuto paura a definire come «la legge del massacro, specie per le regioni virtuose».
Maria Stella Rossi