Home Cultura “Centrifuga”: la letteratura emigra in periferia

“Centrifuga”: la letteratura emigra in periferia

Si chiama Centrifuga: fughe, ritorni ed altre storie ed è l’ultimo libro pubblicato della Collana Zona Franca, di Sinnos. Un libro che è anche un progetto, nato dopo tredici anni di attività da parte dell’associazione “Leggimi Forte”, con sede a Pomigliano D’Arco. Il suo fondatore, Pasquale Avallone ricorda l’incontro con Bruno Tognolini come l’inizio di tutto: «mi disse: “Vai avanti, c’è tanto da fare”. E io non mi sono mai più fermato».

E così, dopo anni di duro lavoro, nasce “Centrifuga” che sposta lo sguardo dalle grandi realtà per cogliere le piccole innumerevoli piaghe di quelle aree periferiche di tutta l’Italia che, sebbene sembrino dimenticate da tutti, sono ancora attraversate da un  sottile bagliore di rivalsa, una pulsione di forza che incita ad alzare la testa e a guardare in avanti. Il libro, diviso in 5 sezioni (scoperte, ricordi, parole, cronache, arte), è un antologia che raccoglie i racconti frutto di 29 penne diverse. Autori che hanno donato il proprio lavoro, unendo le forze per creare qualcosa di grande. Il 22 ottobre è il giorno fissato per il “Centrifuga-Day”: nelle biblioteche di 13 città diverse, da Nord a Sud, da Trieste a Palermo, si terrà la presentazione del progetto, a cui prenderanno parte alcuni dei tanti protagonisti che hanno collaborato per la buona riuscita del libro.

A dirigere questo maestrale lavoro, Patrizia Rinaldi, scrittrice napoletana nonché Premio Andersen – migliore scrittrice 2016. E noi l’abbiamo intervistata per capirci qualcosa in più, siamo entrati dietro le quinte di un libro per capirne le finalità, abbiamo raccolto la testimonianza di una donna che, oltre ad essere una grande scrittrice, è anche abitante di una delle periferie italiane, la nostra.

Il titolo del libro-progetto Centrifuga rimanda all’idea di fuga dal centro, spostamento verso l’esterno. Da quale intenzione nasce l’idea di focalizzare l’attenzione sulla periferia?

Io vivo in periferia e mi occupo di periferia. In particolare, nella periferia con cui mi trovo a stretto contatto e cioè quella di Pomigliano d’Arco, dal 2003 opera un’associazione volontaria, “Leggimi Forte”, coordinata dai fratelli Pasquale e Mariagrazia Avallone, che si è posta ed ha raggiunto l’obiettivo di portare qui, senza aiuti e senza fondi, la letteratura, creando un nucleo di lettori in Campania, cosa tutt’altro che semplice. E così, ho deciso di invitare tutti gli autori che in questi anni hanno collaborato con l’associazione, per formulare un progetto che volgesse lo sguardo non solo alla nostra periferia, ma a quella di tutta Italia. Perché, differentemente da ciò che noi meridionali tendiamo spesso a dire e pensare, non siamo gli unici ad avere aree periferiche che necessitano di aiuti. Ed il nostro aiuto alla cultura, pur non volendosi sostituire ai doveri istituzionali, intende aprire nuovi orizzonti, perché periferia non è l’equivalente di degrado; per dirla a nostro modo “e mmo’ basta parlare soltanto di danni”

In “Centrifuga” c’è tanta Napoli. Lei che, come me, vive la periferia, con quale ottica la osserva?

Napoli è particolare nella sua particolarità: in molte zone, come per esempio via Roma, centro e periferia si abbracciano. Senza voler decantare un banale ottimismo, penso che la situazione sia drammatica ed è proprio per questo che non possiamo più rimandare il nostro impegno. Se non vogliamo fare la fine verso cui ci stiamo avviando, bisogna accompagnare la denuncia all’azione e favorire la creazione di centri di aggregazione, il recupero, sportivo, intellettuale, di qualunque genere esso sia, purché ci sia.

Il libro-progetto da lei curato è rivolto soprattutto ai giovanissimi. Cosa intende offrire loro con questa lettura?

Il nostro obiettivo è quello di fornire ai giovani un nuovo immaginario di speranza. Offrire a loro la percezione di esistere e di essere proiettati verso il movimento, il cambiamento

Che similarità ha riscontrato nell’eterogeneità di 29 autori che hanno preso parte al progetto?

Mi ha colpito che tutti, dai più ai meno esperti, hanno dimostrato totale disponibilità perché altrettanto totale è la fiducia che essi ripongono nell’associazione, fiducia che si evince anche nell’atto di regalare il proprio racconto. Li ho osservati e li ho riscoperti tutti animati da uno spirito di collaborazione, dal desiderio di fare qualcosa in prospettiva nazionale, per tutta Italia.

Il 22 ottobre, in 13 diverse città, ci sarà la presentazione del progetto.

Sì, io sarò nella Sala Consiliare di Pomigliano alle 17.30, insieme a  Pasquale Avallone, fondatore di Leggimi Forte, Franca Trotta, assessore Istruzione e Cultura del Comune, Sara Bilotti, una delle autrici di Centrifughe, e Domenica de Falco, volontaria del Centro “Leggimi Forte”.

Ad essere particolarmente felice per la pubblicazione di Centrifuga è anche un ex membro dell’associazione pomiglianese, Emanuela Torella: «Avevo 18 anni quando Leggimi Forte è diventato la mia seconda casa. Da quel momento, per quasi 5 anni l’ho seguito in tutto e per tutto collaborando attivamente all’interno. Volevo che diventasse davvero sempre più Forte e che fosse la voce di quella cultura libera e pura, che purtroppo, spesso una voce non ce l’aveva. Nonostante io non sia più partecipe al progetto, oggi mi sento parte integrante di questa soddisfazione. Non c’è premio più grande per me del vedere questa anima raggiungere le vette nazionali della letteratura per l’infanzia e per i ragazzi»

centrifuga_save-the-date

Sonia Zeno

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui