Questo è il mio paese, questa è la mia terra, questa è la mia vita.
Così si potrebbe riassumere lo stato d’animo e i pensieri della protagonista della fiction in onda su Rai Uno da Lunedì scorso alle 21.10. Questo è il mio paese racconta la storia di una donna qualunque, Anna, una donna normale che scopre in sé una forza inaspettata e diventa un’eroina civile, determinata a lottare contro la mafia per difendere l’integrità delle istituzioni e per il bene della popolazione che rappresenta.
La serie è ambientata nel Sud più profondo, una terra meravigliosa e affascinante infestata dalla cultura mafiosa, ma ancora in grado di ribellarsi. È qui che il coraggio e l’onestà di alcuni uomini e donne delle istituzioni hanno dato un messaggio di speranza e di riscatto a molti. Un paese immaginario Calura, che potrebbe benissimo rappresentare un luogo vero. Una trama dal valore istituzionale e civile sul senso di riscoperta e riappropriazione della propria terra e sul coraggio di mettersi in gioco in prima persona per l’affermazione della legalità.
Una fiction con un taglio originale che mescola temi sociali e pubblici con il racconto della vita privata di Anna e dei suoi figli. Una famiglia contemporanea come tante, ma particolarmente esposta a dilemmi etici e civili che coinvolgono in modo profondo anche le giovani generazioni. Una vita completamente modificata, un lavoro difficile da fare tenendo le mani pulite. Un’ambientazione particolare, attori che sanno che cosa voglia dire essere attori e non solo fare gli attori.
Basti citare Violante e Michele Placido. Tanti piccoli ingredienti che fanno diventare ottimo, un buon prodotto.
Questo è il mio paese piace al pubblico perché parla al cuore, perché non fa nascondere la testa sotto la sabbia. Perché affronta i problemi veri, porta in alto la bandiera di chi con la mafia e la camorra non c’entra nulla. Questa fiction non è la prima che affronta temi così forti e non bisogna andare troppo in là nel tempo per ricordarne altre. Basti pensare a Sotto Copertura, andata in onda poche settimane fa, che ha ricevuto il plauso all’unanimità di tutti. Certo in quel caso si trattava di raccontare un qualcosa di vissuto sulla pelle di persone vere, esistite per davvero, di una mafia toccata con mano, ma non è forse la stessa cosa di raccontare di un X paese e di un Y Sindaco che cerca di governarlo con dignità, orgoglio e limpidezza?
Ci sono tanti modi per combattere questo bruto male che è la mafia, c’è il mezzo politico, quello istituzionale, ma c’è anche quello mediatico, quello costituito perché no, anche da belle fiction che permettano al pubblico in qualche caso di identificarsi e sentirsi orgoglioso, in qualche altro caso di vergognarsi e far scattare in se un senso di orgoglio e di rivalsa.
La televisione non è fatta solo di programmi inutili, ma anche di prodotti fatti bene, pensanti e Questo è il mio paese è uno di quelli.
Una fiction che porta la mafia in televisione, è vero, ma forse ci dà anche un grande strumento per combatterla: la dignità.
Solo così la mafia non avrà la meglio su di noi.
Enrica Leone