Mario Castelnuovo: «L'incedere del tempo non placa il mio ricordo»

L’esordio nel 1981 con il brano “Oceania” – uscito vincitore dalla competizione musicale all’interno della trasmissione televisiva “Domenica In” -, le tre partecipazioni al Festival di Sanremo rispettivamente con i brani “Sette Fili di Canapa” (1982), “Nina” (1984) e “Madonna di Venere” (1987) e gli incontri con Goran Kuzminac e Rino Gaetano sono soltanto alcuni dei più cari ricordi vissuti da Mario Castelnuovo nel corso della sua longeva carriera.

In occasione dei suoi trentotto anni di attività – che lo hanno visto partecipe di numerose produzioni musicali e letterarie, concerti, spettacoli teatrali e collaborazioni con grandi interpreti della musica nostrana -, il cantautore romano ha voluto regalare al pubblico uno speciale cofanetto dal titolo “GUARDALALUNANINA”, contenente due CD e libro, in cui racconta sé stesso con tutta l’umanità e profondità d’animo che da sempre lo contraddistingue.

L’uscita dell’ultimo progetto artistico di Mario Castelnuovo è stata accompagnata dall’omonimo singolo “Guardalalunanina”, unico brano inedito del cofanetto, in cui l’artista ha racchiuso alcuni dei suoi più celebri pezzi. La canzone vuole rendere omaggio al naturale e straordinario atto della nascita di un figlio e all’eroicità delle madri, che devono sopportare un lungo e doloroso travaglio per dare alla luce i propri pargoli.

Purtroppo, ad oggi, sono ancora fin troppe le persone che considerano il parto uno spettacolo indicibile, che disdegnano di trattare l’argomento o di visualizzare immagini che lo rappresentano. In “Guardalalunanina”, Castelnuovo lo ha normalizzato e descritto per ciò che è: un’occasione in cui una donna si sente particolarmente vulnerabile e, al contempo, consapevole di compiere un gesto che per molti versi può considerarsi miracoloso.

Libero Pensiero News ha avuto il piacere di incontrare Mario Castelnuovo con cui abbiamo discusso in merito la sua carriera e ultimo lavoro.

Dal 1981 ad oggi di anni ne sono passati. Quali sono i momenti della tua carriera di cantautore che ricordi con maggiore affetto, a partire dal tuo esordio?

«L’incedere del tempo non placa l’intensità delle mie reminiscenze. Onestamente, se parliamo di affetto, ricordo ogni momento allo stesso modo, con la stessa ansia, con lo stesso stupore di un tempo.»

L’uscita di GUARDALALUNANINA è stata accompagnata in radio dall’omonimo singolo, unico inedito del cofanetto. Il brano narra la storia di un parto e, di conseguenza, la nascita di una nuova vita. Cosa ti ha ispirato nella scrittura di quello che, senza nulla togliere alle altre canzoni, è diventato il singolo trainante del cofanetto celebrativo dei 38 anni di carriera?

«Mi ha ispirato il parto dal quale è nata mia figlia, la piccola di casa. Una nascita è un evento miracoloso, struggente, ma anche crudo. Ho cercato di mettere questi stati d’animo dentro la canzone che vuole essere un omaggio a ogni donna per la forza e il coraggio dimostrati nell’atto del parto e, più in generale, nella propria vita quotidiana.»

Per quanto riguarda invece la scelta degli altri brani su quali criteri ti sei basato?

«I criteri di scelta sono stati esclusivamente emotivi: oggi forse ne registrerei altre, ma in quel momento ho amato suonare e cantare quelle che ho scelto.»

Il tuo recente progetto è composto – oltrechè da due CD – da un libro in cui ti racconti al tuo pubblico. Non è la prima volta che ti diletti con la scrittura: nel 2019, è stato pubblicato il tuo primo romanzo Il badante di Che Guevara, a cui ha fatto seguito, nel 2018, La mappa del buio. Puoi gentilmente raccontarci come è nata questa tua passione extramusicale?

«Il Mario Castelnuovo scrittore c’è sempre stato: dico spesso di essere un allineatore di parole. Chi scrive, in fondo, è uno che mentre cammina per strada immagina cosa succede dietro certe persiane, un ficcanaso.»

Le nuove leve del cantautorato italiano vengono spesso e volentieri relegate a ruoli di secondo piano: purtroppo sono diversi i giovani artisti che scrivono i loro brani ed esprimono un pensiero critico, veicolando importanti messaggi che restano nell’anonimato. A tuo parere, come mai oggigiorno l’industria musicale in molti casi promuove e porta avanti solo ed esclusivamente se stessa?

«È unepoca, quella in cui viviamo, distratta da tante, troppe informazioni. L’industria pretende il risultato, non la contemplazione. Pretende prodotti usa e getta per poter continuare a vendere domani, cose nuove. Il pensiero critico tipico del cantautore, oggigiorno, è quasi un epiteto. Può essere che sia soltanto un periodo di transizione: le epoche vanno e vengono proprio come le onde

Vincenzo Nicoletti

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