Come è ben noto, l’Unione Europea stanzia finanziamenti, chiamati fondi strutturali, finalizzati alla ripresa socio-economica del territorio. Fra essi figurano i fondi da destinare alle regioni per la creazione di posti di lavoro, recupero e restauro dei territori urbani, valorizzazione di piccole-medie aziende e realizzazione di infrastrutture sul territorio.
Nel 2014 è stata calcolata una spesa di alcuni miliardi di euro per progetti di sviluppo nell’area napoletana e in provincia, ma molti dei finanziamenti arrivati non sono stati poi utilizzati, soprattutto per motivi legati ai ritardi di progettazione. Le più sostanziali realizzazioni pubbliche sono avvenute in provincia Salerno (+16,5%) ed Avellino (+9,8%). Seguono Benevento (+8,7%), Napoli (+4,7%) e Caserta (+3,6%). Un forte squilibrio finanziario è individuabile tra l’area napoletana e le altre province se si pensa che Napoli da sola potrebbe attingere a finanziamenti per circa 7 miliardi di euro, a fronte delle altre che tutte insieme si fermano a circa 5,5 miliardi di euro. 1 miliardo e mezzo in meno che ha il sapore dell’assurdità se si pensa che molti dei finanziamenti erogati non sono stati ancora usati, soprattutto per motivi legati all’incompetenza legislativa e alla cattiva gestione dei fondi pubblici. Probabilmente, quando si è ritenuto giusto affidare alle regioni l’assoluta competenza legislativa in determinate materie, non si è pensato anche d’istruire alcuni politici locali sulle principali norme di management efficace per l’applicazione dei finanziamenti pubblici. Infatti, ci sono 1.264 milioni di finanziamento pubblico per la sola provincia di Napoli che rischiano di essere ritirati per la fine dell’anno. 19 sono le aree d’intervento, tra i quali figurano il centro storico di Napoli, e in particolare Porta Capuana fino all’Ospedale degli Incurabili, il Complesso di Santa Maria la Nova, passando per il Duomo, San Gregorio Armeno e via Filangieri. E poi, il risanamento ambientale della zona flegrea, impianti di depurazione e riqualificazione per Lacco Ameno-Casamicciola e Napoli-Est, risanamento ambientale per i Regi Lagni, completamento e riconversione del porto di Napoli e bonifica del fiume Sarno.
L’assurda vicenda dà l’immagine di una regione male amministrata e intanto, stizzito, Paolucci, eurodeputato Pd dichiara: “Ancora una pessima figura per Stefano Caldoro e il suo governo del ‘non fare’. La Campania è tra le peggiori regioni in Europa, non solo in Italia, per l’utilizzo dei fondi europei. Mi trovo costretto per l’ennesima volta a denunciare una vicenda che grida vendetta per lo spreco enorme di risorse che la Regione sta perpetrando ai danni dei cittadini e delle imprese. Un’ incapacità di spesa certificata a più riprese dall’Ue, ma che passa inspiegabilmente e troppe volte inosservata anche per i media. Invece di fare passerelle mediatiche, Caldoro inizi a preparare le valige visto che il suo tempo ormai è scaduto“.

Anna Lisa Lo Sapio

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