“Io non sapevo cos’era la mafia. Quando sono arrivata a Caccamo e i compagni mi hanno spiegato subito cosa era in grado di fare, allora ho incominciato a capire dov’ero e quello che mi aspettava”.

Queste sono le parole di Vera Pegna, protagonista di una storia di impegno politico e di lotta alla mafia nella Sicilia degli anni Sessanta.

Una vicenda poco nota, di cui si era quasi persa traccia nei meandri della memoria del popolo. La stessa Vera Pegna, affermata interprete ed esperta della questione palestinese, l’ha riportata alla luce qualche anno fa in un libro di memorie uscito per Il Saggiatore, Tempo di lupi e di comunisti.

Una storia ricostruita dal documentario Vera Pegna. Una compagna che sfidò la mafia, di Daniele Ongaro, con la regia di Alessandra Bruno, in onda mercoledì 19 aprile alle ore 21.10 per il ciclo Diario Civile con un’introduzione del Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.

Cosa viene raccontato nel documentario?

Siamo nella primavera del 1962 a Caccamo, un paese arroccato nell’entroterra palermitano. Come tanti altri piccoli centri delle Madonie, Caccamo in quegli anni è dominata dalla mafia, che ha in mano le redini del consiglio comunale e tiene sotto controllo l’intera forza lavoro del paese. Chi ha provato a difendere i diritti dei braccianti, i sindacalisti Filippo Intili e Salvatore Carnevale, è stato assassinato dalla mafia: due delitti brutali che non hanno avuto alcuna giustizia né colpevoli. È qui che nel 1962 arriva Vera Pegna, una volontaria mandata dal PCI di Palermo per costruire il partito e presentare una lista elettorale comunista al comune di Caccamo in opposizione alla Democrazia Cristiana che governa il paese.

L’arrivo della giovane compagna, una ragazza borghese nata in Egitto e laureata in Svizzera, è circondato da scetticismo. Ma, forte dell’esperienza al fianco del sociologo Danilo Dolci che l’ha condotta in Sicilia due anni prima, Vera Pegna non si perde d’animo. In breve tempo conquista la fiducia dei braccianti di Caccamo, in gran parte analfabeti, e insieme a loro rompe il clima di rassegnazione che domina il paese. Con grande coraggio sfida in prima persona il boss locale e trascina i comunisti di Caccamo a presentarsi per la prima volta alle elezioni e a conquistare quattro seggi in consiglio comunale.

Il documentario racconta la storia di Vera Pegna con la voce in prima persona della protagonista, che oggi vive a Roma e non ha mai smesso di combattere al fianco dei popoli oppressi. Seguita dalle telecamere di Diario Civile, Vera Pegna è ritornata a Caccamo per visitare i luoghi che ha conosciuto cinquant’anni prima. Oltre alla sua testimonianza, il documentario porta i ricordi di importanti dirigenti comunisti siciliani dell’epoca, Emanuele Macaluso, Nicola Cipolla, Nino Mannino e Gioacchino Vizzini, e le voci del giornalista Giorgio Frasca Polara e del saggista ed esperto di mafia Giuseppe Carlo Marino.

Nel documentario sono anche inseriti alcuni estratti della Ballata di Vera, composta per l’occasione dalla cantastorie palermitana Matilde Politi.

Enrica Leone

2 Commenti

  1. Complimenti Vera ci vi lussi na fimmina comu a tia o parlamentu…pi canciari i cosi di oggi. Io sono di Caccamo ma sto a Torino. Da qui si vede tutto con altri occhi. Un soggiorno al Nord lo consiglierei a tanta gente del Sud. Serve per fare un confronto di mentalità che aiuta molto a integrarla per arricchirla e dare un impulso nuovo per lasciare perdere il fatalismo e la cocciuta rassegnazione che fanno argine a qualsiasi voglia di cambiare.

  2. COMPLIMENTI VERA GRAZIE DI ESISTERE , CI FOSSE UNA DONNA COME TE A MILANO , siamo affogati nel degrado ,, la criminalità la fa da padrone siamo peggio che in quella sicilia degli anni 60/70/80 basta venire a farsi un giro per via padova a milano e per certi quartieri dove sembra che sia stata data delega a delinquenti balordi di fare quello che vogliono di comandare questi quartieri , e la cosa sconcertante e la rassegnazione ma anche la pura , perchè immagino che la procura di milano sa cosa accade in queste vie in questi quartieri malfamati dove comanda la criminalità il degrado

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