Sono giorni fondamentali per il mondo universitario. Gli studenti e i dottorandi sono chiamati a votare i propri rappresentanti. A tal proposito, abbiamo intervistato Lorenzo Fattori, unico candidato qui a Napoli per l’ADI (associazione dottorandi italiani).
Lorenzo, ex studente di scienze sociale nonché ex coordinatore dell’UDU, prosegue la sua attività politica con l’ADI.
I punti programmatici del tuo programma?
<< Ci sono temi fondamentali della vita dei dottorandi a cui la comunità universitaria ha il dovere di dare risposta: in primis il tema delle possibilità economiche. Un dottorando non è uno studente, svolge dei compiti ineludibili per l’esistenza stessa dei Dipartimenti in questa fase di contrazione del personale e ciononostante, se senza borsa di studio, è costretto a sostenere il costo della contribuzione studentesca. Analogamente, nel nostro Ateneo non sempre i dottorandi non borsisti hanno accesso ai fondi aggiuntivi per viaggi e attività di ricerca all’estero, nonostante il MIUR abbia chiaramente segnalato che questi vadano erogati anche ad essi. Ulteriore tema è quello della rappresentanza: non è prevista la rappresentanza dei dottorandi all’interno degli organi maggiori (Senato Accademico, CdA) dell’Ateneo, se non all’interno della componente di tutti gli studenti iscritti; dunque, quale garanzia abbiamo che i nostri temi e le nostre necessità vengano adeguatamente recepite dall’amministrazione, senza che nessuno porti la nostra voce? In sintesi, i primi temi che sento la necessità di portare all’attenzione della Federico II sono l’esenzione dal pagamento delle tasse per i dottorandi non borsisti, l’erogazione del 10% aggiuntivo dell’importo della borsa di studio per viaggi di studio e del 50% della borsa stessa per periodi di ricerca all’estero fino a 18 mesi, e l’istituzione di un seggio riservato ai dottorandi in Senato Accademico >>.
Che lavoro svolge l’ADI?
<< L’ADI è l’associazione di rappresentanza dei dottorandi e dottori di ricerca italiani. La sua esistenza è una grande risorsa per tutti i dottorandi: poter beneficiare di una rappresentanza valida, con una storia alle spalle, come ad esempio quella che l’ADI esprime da anni nel CNSU, può permetterci di riportare in pieno nell’agenda del Paese e della Federico II i temi principali che riguardano la vita dei dottorandi. Mi riferisco, per citare solo le ultime, alle battaglie condotte per ripristinare la possibilità di chiedere una proroga del dottorato per completare la tesi, e poi a quella per l’estensione della DIS-COLL ai precari della ricerca; quest’ultima, in particolare, ha dimostrato la sordità del governo sulle questioni universitarie, poiché esso ha rifiutato di prendere in considerazione questo provvedimento che sarebbe stato invece necessario >>.
Sul definanziamento degli Atenei del sud e del centro-sud, strategia/volontà politica o c’è dell’altro?
<< C’è una chiara volontà politica; in questi anni assistiamo al culmine del processo di distruzione del sistema universitario italiano, iniziato già negli anni ’90 con la legge sull’autonomia universitaria, che ha dato l’avvio al processo, proseguito con l’istituzione del 3+2 e dei CFU, con la disastrosa legge Gelmini, con i “tagli lineari” di Tremonti e che ora l’Anvur, con le sue procedure iperburocratiche e i suoi numeretti insensati sta portando a termine. Il progetto politico è chiaro, e peraltro è stato dichiarato pubblicamente da molti dei politici che si sono succeduti, compreso lo stesso Renzi: diminuire il numero di università e far si che ce ne siano poche di “serie A” e tante di “serie B”, con queste ultime che ovviamente sarebbero concentrate perlopiù nel Mezzogiorno. È interessante notare che tutto questo avviene nel disinteresse di quasi tutte le forze politiche, nonostante peraltro le principali organizzazioni studentesche e sindacali già negli anni ’90, proprio mentre questo processo di distruzione iniziava, si erano già rese conto di quale fosse il punto di arrivo, e avevano già provato a denunciarlo. Io guardo con grande timore ai futuri provvedimenti governativi in materia di università, perché dubito molto che chi ci governa abbia alcun interesse a invertire o rallentare questa corsa, e temo sinceramente che la nostra generazione sia quella che assisterà al declino definitivo dell’università italiana >> .