Napoli-Madrid: mai state così vicine. L’asse dell’arte lega le due capitali, rendendole partecipi di uno scambio di alcune opere di due tra i più noti artisti del panorama italiano e spagnolo: Caravaggio e Picasso. Nell’ambito di un progetto di interscambi, “L’ospite illustre”, direttamente dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, il 17 giugno è giunta presso le Gallerie d’Italia di Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo a Napoli, l’opera di Picasso, “Arlecchino con specchio” (Arlequin au mirorir), che resterà nella nostra città fino al prossimo 11 settembre 2016.
Napoli risponde “prestando” temporaneamente a Madrid, in occasione della mostra «Caravaggio y los pintores del Norte», “Il Martirio di Sant’Orsola”, uno degli ultimi capolavori di Caravaggio, dipinto pochi mesi prima della sua morte.
Il dipinto “Arlecchino con specchio”, straordinariamente ospitato a Napoli, appartiene alla collezione “Arlecchini seduti”. La sua realizzazione risale al 1923 quando Picasso, di ritorno dal viaggio a Napoli del 1917, ripropose la rappresentazione di questa maschera, reinserendola all’interno dei canoni classici, nella proposta di un tentativo di “ritorno all’ordine”. Osservando l’opera, è facile accorgersi di come in essa nulla, a parte il cappello, rimandi agli altri arlecchini sgargianti né tantomeno alla tradizionale maschera veneziana: l’abito ricorda quello dei trapezisti circensi classici, l’espressione del viso invece somiglia a quella di Pierrot. E proprio questa somiglianza riporta lo spettatore indietro nel tempo, nella prima fase della produzione dell’artista castigliano, quando egli soleva raffigurare insieme Arlecchino e Pierrot. Due maschere che rappresentano la condizione dell’artista nell’età moderna: triste, malinconico, solo, sotto una veste dalla quale ci si aspetterebbe tutt’altro. Una rappresentazione che, nella sua linea ripresa dalla classicità libera osservata negli Scavi di Pompei, è capace di suscitare nello spettatore una tenerezza e una malinconia senza pari.
Tra folklore e amore per la tradizione, arte classica e reperti storici, Napoli quasi 100 anni dopo riapre le porte al padre del cubismo, e, sorridendo alla sua opera, sorride alla bellezza e a lui.
Sonia Zeno