Napoli – E’ partita ieri da Piazza San Domenico la campagna a favore del reddito di dignità promossa dalla rete dei Numeri Pari.
Lo slogan della campagna partita ieri da Napoli e che attraverserà tutta l’Italia fino al mese di ottobre parla chiaro: “Mille piazze per il reddito di dignità, per i diritti sociali di tutti e tutte, contro disuguaglianze, povertà e mafie”, ed infatti l’obbiettivo ultimo è proprio accendere i riflettori sulla questione meridionale.
Vi sono elementi quali l’austerità, i tagli alla spesa sociale, le privatizzazioni, i minori salari, le pessime condizioni di lavoro, i sistemi fiscali iniqui e l’assenza di misure di sostegno al reddito che hanno portato ad un incremento spaventoso delle disuguaglianze e della povertà che mai aveva toccato il nostro Paese fino ad oggi.
Il nostro walfere è il peggiore d’Europa a sentir parlare l’Istat e questo a causa del taglio effettuato al Fondo Nazionale per le Politiche Sociali (circa l’80%) e della mancata introduzione di una misura di sostegno adeguata al reddito. A complicare il tutto poi è arrivato il Patto di Stabilità che ha tolto dalle casse dei Comuni e portato alla povertà quasi 5 milioni di abitanti.
Il governo è intervenuto rattoppando il tutto con 1,2 miliardi di euro nel corrente anno e 1,7 miliardi già pronti per essere stanziati nel 2018; ma 2,9 miliardi non basteranno ad aiutare quella grossa fetta di popolazione in difficoltà che ha bisogno del reddito di dignità. Le motivazioni date dalla narrazione dominante a sfavore del reddito di dignità risultano essere prive di reali fondamenta ed ingiuste per tutte quelle persone che meritano assistenza economica da uno Stato che non ha fatto altro che togliere dalle tasche dei cittadini.
Prendendo ad esempio la città di Napoli, il 35,18% della popolazione partenopea ha un reddito annuo che va da 0 a 10mila euro. Ciò denota un’altissima percentuale di persone in difficoltà economica, basti pensare che in Italia la percentuale per questa fascia di reddito è del 30,20%. Ancora più sconcertante è il gap venutosi a formare tra i tanti poveri ed i nuovi ricchi: 4645 persone hanno un reddito superiore ai 120mila euro, lo 0,97% dei cittadini contro lo 0,69% della media nazionale.
“A Napoli – spiega Massimo Marelli, professore emerito di Scienze delle Finanze ed ex rettore della Federico II – con questi dati fiscali l’indice di Gini risulta più alto. Quello italiano è dello 0,3%, quello della città è 0,38%. Le cifre su cui si ragiona sono quelle delle imposte e quindi occorre aggiungere una variabile: l’opportunità di evasione più spiccata tra i redditi centrali che riguardano spesso l’imprenditoria minuta, costituita a Napoli da piccole e medie aziende che nascono e muoiono nel giro di un paio d’anni”.
Flora Visone