Correva l’anno 1990: si doveva svolgere la partita Dinamo Zagabria-Stella Rossa di Belgrado, che fu indicata poi come il preludio alla guerra d’indipendenza croata. L’incontro, da giocare allo stadio Maksimir di Zagabria, in Croazia, era molto atteso perché si scontravano due nobili del campionato jugoslavo che molto spesso si contendevano il titolo.

LA VIOLENZA – In realtà, l’incontro non si disputò nemmeno: subito cominciarono atti vandalici da parte dei tifosi ospiti serbi che, dal proprio settore, iniziarono a strappare cartelloni pubblicitari e a lanciare cori ingiuriosi in direzione dei tifosi croati; si arrivò presto ad aggressioni a mano armata. Le forze dell’ordine, composte in maggioranza da serbi, caricarono a propria volta i tifosi della Dinamo i quali, invaso il terreno di gioco, raggiunsero i tifosi ospiti. La situazione degenerò completamente, tanto che alcuni giocatori della Dinamo rimasero feriti in campo e Zvonimir Boban, giornalista di Sky Sport allora capitano della squadra di Zagabria, colpì un agente intento a malmenare un tifoso della stessa. Gli scontri, che si estesero anche fuori lo stadio, terminarono solo dopo un’ora.

La situazione in cui la Jugoslavia verteva nel 1990 era molto delicata: fondamentalmente, a Slobodan Milošević, presidente serbo contrario al disfacimento della federazione, si opponevano gli eletti negli altri Stati, tra cui il croato Franjo Tuđman, favorevoli a un’indipendenza più o meno immediata.

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Ivan Bogdanov in campo al Partizan Stadium

LA STORIA SI RIPETE – 24 anni dopo, ossia lo scorso 15 Ottobre, c’è stato l’incontro di Serbia e Albania, al Partizan Stadium di Belgrado, valevole per le qualificazioni agli Europei del 2016. Per la prima volta, Albania e Serbia si sono scontrate su un campo da calcio ma la serata non si è conclusa nel migliore dei modi: al 41’ del primo tempo l’arbitro inglese Martin Atkinson (classe ’71) è stato costretto a sospendere la partita per lancio di fumogeni. Mentre il gioco era fermo, un drone con appesa la bandiera della Grande Albania ha sorvolato il campo. Aleksander Mitrović (classe ’94), attaccante serbo, ha strappato il vessillo dal velivolo per poi essere subito aggredito dai giocatori albanesi, a loro volta attaccati dai tifosi serbi che, armati di seggiolini, avevano invaso il campo (tra loro era presente anche Ivan Bogdanov, già tristemente noto per i fatti di Italia-Serbia dell’Ottobre 2010). Nella rissa che ha seguito l’invasione, Lorik Cana (classe ’83), capitano albanese, ha steso un ultras serbo e ora rischia dai 6 ai 18 mesi di squalifica. Il match è stato sospeso definitivamente dopo 40’ di interruzione.

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La bandiera trasportata raffigura la Grande Abania, cioè lo Stato albanese comprendente territori che attualmente non fanno parte della nazione, tra cui il serbo Kosovo; quest’ultimo ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza nel 2008 ma la Serbia lo considera sua Provincia Autonoma.

Entrambi gli episodi, quello del ’90 e quello di pochi giorni fa, hanno avuto come protagonisti dei tifosi serbi; nel ’90 l’episodio fece da overture alla guerra e, anche se oggi la situazione non è difficile come lo era allora, si rischia di inasprire conflitti già presenti tra la popolazione: basti pensare che nelle città serbe di Novi Sad e Vrsac sono stati distrutti cinque esercizi commerciali gestiti da Albanesi. A Tirana, invece, la popolazione è subito scesa in piazza a festeggiare e osannare i propri giocatori, che come ha riportato Sky, sono “visti come dei veri e propri eroi per aver difeso la propria nazione”.

Fonte immagine in evidenza: www.bloomberg.com

Fonte immagine media: www.tgcom24.mediaset.it

Fonte video: www.youtube. canale FNTV – FootballNewsTV1

Fonte citazione: www.sky.sport.it

Luigi Santoro

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