Ieri davanti alla commissione “Problemi Economici e Monetari” del Parlamento Europeo all’ordine del giorno i fallimenti della politica monetaria comune e la frammentazione finanziaria nell’area euro, con la presenza di Mario Draghi, che vi ha partecipato per la quarta volta dell’anno. La discussione si è concentrata sui futuri sviluppi della politica monetaria europea e su nuovi ed innovativi strumenti per portare fuori l’area euro dalla terza recessione in sette anni e dal rischio deflazione, paventando l’ipotesi dell’acquisto di titoli sovrani da parte della Bce, accompagnato dalle relazioni del dipartimento politiche economiche.
La giornata del Governatore è poi proseguita con un’audizione davanti l’intero Parlamento Europeo, nella quale ha riportato quanto fatto negli ultimi tre mesi, gli obbiettivi raggiunti e quelli ancora da raggiungere. La novella è sempre la stessa dal Novembre 2011, con l’incapacità da parte dell’Eurotower di riaprire il flusso del credito e di mantenere al 2% il tasso di inflazione che non riduce minimamente la fiducia del Governatore nell’istituzione da lui presieduta. Tale fiducia lo spinge ancora una volta a sforare i perimetri delle sue competenze ed invocare a gran voce le riforme necessarie per ridare slancio all’economia, anche se a discolpa di Draghi, la ripresa economica si trova di fronte anche uno scenario geopolitico che rende tutto ancor più complicato. Ed allora ancora avanti con il “bisogno urgente di impegni concreti a breve termine per riforme strutturali negli Stati membri, per l’applicazione del patto di Stabilità e crescita, per una politica di bilancio aggregata per l’area dell’euro, e per una strategia comune sugli investimenti”. Discorsi da bar dello sport insomma, visto che l’aula in cui vengono fatti non è proprio la massima autorità a riguardo, e che la persona che le pronuncia non è certo espressione di un progetto politico, anche se (e questa è una delle grandi incoerenze dello statuto della Bce) a capo di un’istituzione che si pone un solo obbiettivo politico da raggiungere.
Però il Governatore centra in pieno un altro dei problemi europei, ennesimo ostacolo alla sua missione, cioè la frammentazione delle politiche nazionali che rende difficile se non impossibile l’applicazione di una politica monetaria unitaria. !uindi ritorna a quanto detto alla commissione “Problemi Economici e Monetari” affermando che la difficile trasmissione degli impulsi monetari al mercato del credito è dovuto agli squilibri ancora presenti nel suddetto mercato in alcune parti della zona euro.
Ma l’audizione non si è concentrata solo sul passato o su quello che i governi nazionali devono fare nel futuro immediato, il Governatore non è uomo statico e retrospettivo, piuttosto ha sempre lo sguardo volto al futuro, come il timoniere rivolge sempre lo sguardo all’orizzonte, e oltre a difendere il suo operato palesa l’opportunità di affiancare alle Tltro e all’acquisto di Abs nuovi strumenti per il quantitative easing, arrivando addirittura all’acquisto diretto di Titoli di Stato.
Fuori dall’euro il prima possibile se non si adotta un sistema per spalmare il debito come negli Stati Uniti…