Ogni anno il Giffoni Film Festival regala una settimana di appuntamenti unici per il territorio campano. In provincia di Salerno, si susseguono, per diversi giorni, ospiti internazionali del mondo dello spettacolo e della cultura che concentrano gli interventi sui loro progetti passati e futuri, sulle tematiche “calde” dell’attualità, aperti al confronto con i giovani del posto.

Oltre ad essere uno dei festival più importanti per quanto riguarda la settima arte, il Giffoni Experience, da alcuni anni, si è impegnato a costruire dei progetti, dei laboratori, incentrati su alcune questioni legate al mondo del digitale e del sociale.

Abbiamo intervistato Monica Merola, ex piccola giurata, da sempre appassionata di cinema, che ha poi deciso di intraprendere la carriera giornalistica; e Ilaria Cuomo, presentatrice e giornalista, che da due anni fa parte del team del Giffoni Innovation Hub. Monica e Ilaria, in quest’intervista doppia, ci hanno raccontato, oltre della loro esperienza al Festival, la loro idea di tecnologia, e in particolare, quanto e come, secondo loro, i social network influenzino la vita di tutti noi.

Ci racconti la tua esperienza al Giffoni Film Festival/Giffoni Innovation Hub?

Monica: «Il mio percorso nell’ambito del Giffoni Film Festival – e successivamente del Giffoni Experience – risale all’infanzia. Ho mosso i primi passi come giurata nel 2002, a dodici anni. Ancora oggi ricordo con grande emozione ogni edizione vissuta: l’appuntamento annuale con il Festival è stato, per me, un modo non solo per coltivare la mia passione per il cinema e per l’arte, ma anche un mezzo straordinario di crescita, maturazione e comprensione di me stessa e degli altri. Confesso di aver provato da piccola un pizzico di gelosia per tutte le edizioni del passato – quest’anno il Festival giunge al 48esimo appuntamento – che non ho potuto vivere se non attraverso le foto e i racconti di chi era presente. Consiglio a ogni bambino o adolescente di partecipare: è un’esperienza in grado di cambiare la vita delle persone. Con me lo ha fatto! Al Festival ho avuto modo di muovere anche i miei primi passi formativi e lavorativi, che si sono rivelati importantissimi per la mia vita professionale».

Ilaria: «La mia esperienza al Giffoni Innovation Hub è cominciata due anni fa. È stata un’avventura lavorativa molto motivante. Grazie a questa creative agency in continua crescita, che opera nel mercato nazionale e internazionale, ho avuto modo di crescere professionalmente e stimolare e arricchire le mie conoscenze sulla cultura digitale e innovativa. Grazie al lavoro dell’Hub, in cui ho avuto anche la possibilità di confrontarmi con realtà importanti, quali Svezia e Messico, ho potuto toccare con mano la progettazione e la realizzazione di format, progetti ed eventi di innovazione digitale, sociale e culturale, in collaborazione con il Giffoni Experience. Al Giffoni Innovation Hub, dal punto di vista personale, ho avuto la possibilità di comprendere al meglio il lavoro di squadra, merito sicuramente di un team formato da persone splendide: il team building, ha permesso a noi tutti, non solo di lavorare in estrema serenità, ma anche di trovare con maggiore facilità soluzioni ed intuizioni vincenti in momenti delicati».

Giffoni

Secondo te, che tipo di impatto hanno i social media sulla nostra società?

M: «Credo che sui Social Media non si dovrebbe dire, scrivere, condividere o fare nulla che non si farebbe anche in una piazza gremita di persone. La tecnologia – e di conseguenza molti Social – ci consegna straordinarie opportunità: accedere in modo potenzialmente infinito a tutto il sapere umano; connetterci con persone lontane da noi; scoprire luoghi che magari nella vita reale non avremmo mai la possibilità di visitare. Grazie a Internet possiamo accedere a nuove tipologie di informazione e di comunicazione, possiamo guardare al futuro senza dover per forza rinunciare al passato. Se utilizzati con criterio possono essere validi alleati da sfruttare al meglio, carpendone i vantaggi, oppure trasformarsi in acerrimi nemici. Considerare la propria “vita social” come una parentesi da poter aprire e chiudere a piacimento – senza badare alle conseguenze –  è un errore: quello che immettiamo su internet è impossibile – o quanto meno estremamente difficile – da cancellare. I Social media vanno utilizzati con responsabilità».

I: «Per quanto mi riguarda, è un argomento che si mostra come un’arma a doppio taglio. Da una parte, infatti, l’avvento dei Social Media, ha portato a positivi cambiamenti nella nostra società, in cui lo scambio di informazioni viaggia alla velocità della luce; dall’altra, però, ha accelerato le trasformazioni della nostra quotidianità sia in ambito professionale che privato cancellando quasi completamente la linea di confine tra le due. Ciò ha portato al radicale cambiamento dei rapporti interpersonali, al nostro modo di relazionarci e di comunicare. Per tale motivo, è necessario utilizzare i Social Media nel modo giusto. Troppo spesso, infatti, a cuor leggero molti utenti accendono i riflettori sulla propria vita privata, affrontando argomenti delicati come se si stesse scrivendo su di un diario segreto. Leggo spesso commenti offensivi scambiati tra fidanzati litigiosi o tra utenti, e spesso vengono pubblicate foto intime o di bambini molto piccoli. Bisogna, a mio avviso, tutelare la propria privacy per evitare di incappare in spiacevoli inconvenienti».

Questo come si manifesta e influisce la nostra vita, in particolare quella dei giovani?

M: «La vita dei Millennials è estremamente differente rispetto a quella vissuta dai loro genitori: grazie alla tecnologia hanno accesso a opportunità incredibili. Allo stesso tempo, però, hanno perso qualcosa in termini di spensieratezza e libertà. È innegabile che i Social diano loro dei vantaggi: esistono, sono alla portata praticamente di tutti, e quindi non ha senso vietarli, tantomeno demonizzarli. Ritengo, però, che questo vada accompagnato da una linea guida comportamentale – scolastica, familiare, sociale – che sia ferrea, che educhi i ragazzi a proteggersi dai pericoli che il web nasconde: dal Cyber-bullismo dei coetanei ai predatori sessuali. Per quanto riguarda gli adulti, invece, il discorso non è molto distante, e se è vero che siamo responsabili di ciò che condividiamo in rete, è anche vero che questo non autorizza il prossimo a commettere atti illeciti». 

I: «Indubbiamente il grande cambiamento dei Social Media, come scritto poc’anzi, è stato quello di aver completamente mutato il modo di comunicare, facilitandolo e velocizzandolo. La generazione 2.0, infatti, può creare in tempo reale amicizie virtuali o cercare persone dall’altro capo del mondo. Oggi, non essere iscritto ad un social, per alcuni, equivale a non esistere, ed infatti la distinzione tra vita online e offline sta diventando sempre più sottile, se non quasi inesistente. Se da una parte, l’era digitale offre ai ragazzi molti sbocchi, soprattutto lavorativi, grazie alla nascita di nuove figure professionali; l’altra faccia della medaglia è legata all’uso scorretto dei Social che possono portare al commettere comportamenti perseguiti e puniti dalla legge. Credo, quindi, che sia fondamentale un’educazione al corretto uso dei Social Media in modo che la condivisione non diventi fonte di guai. Proporrei, a tal proposito, di introdurre una nuova materia scolastica: “Educazione Digital”. Diventare una dei docenti? Perché no, mi piacerebbe molto».

Credi che questo nuovo scenario possa assumere, o abbia già assunto, connotazioni negative?

M: «Come ogni fenomeno umano, Internet – e nello specifico i Social – cambierà contorni e continuerà la propria evoluzione, che fino ad ora è stata in ascesa. La storia ci insegna che poco di quello che l’uomo ha costruito o scoperto è rimasto statico nel tempo. Basti pensare all’invenzione della molla, utilizzata a partire dal ‘400 negli orologi, ed oggi impiegata nella costruzione di grattacieli in grado di resistere ai terremoti. Il maggior pregio dell’essere umano è la capacità di adattamento ai cambiamenti, e sono sicura che questo sia valido anche per la – inevitabile – evoluzione tecnologica. Lasciando però uno spiraglio di riflessione anche a chi – come George Orwell in “1984” –  ha la capacità di intuire con largo anticipo fenomeni e cambiamenti».

I: «Come ogni cosa, esistono aspetti positivi e aspetti negativi. Credo che sia fondamentale istruire adulti e ragazzi all’uso corretto del mondo digitale. È innegabile, infatti, che l’evoluzione tecnologica stia entrando sempre più dirompentemente nella nostra quotidianità e continua costantemente ad evolversi. Ma il cambiamento è il pilastro portante della vita e rappresenta la conditio sine qua non che permette ad ogni individuo di affrontare e gestire nel migliore dei modi ciò che ci riserva il futuro».

Federica Ruggiero

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