Attualmente, in politica il dibattito intorno al ruolo delle donne sembra dannatamente rispecchiare una situazione di bipolarismo: e mentre in Europa troneggia la Merkel, la temuta cancelliera della predominante Germania, in Italia la situazione delle pari opportunità subisce solo un debole rialzo. Una breve rassegna ci aiuterà a capire.

A dire “donne italiane in politica”, forse il nome che risuona più di tutti è quello di Rosy Bindi, esponente democratico, prima ministro della Sanità, poi ministro delle Politiche familiari, poi vice presidente della Camera dei Deputati e attualmente presidente della Commissione antimafia. La Bindi ha da sempre dimostrato di rispettare e farsi rispettare, nonostante le offese ricevute per l’aspetto fisico, finanche soprannominata la “lesbica”. Pochi anni fa, poi, il governo Monti vantava tra i suoi membri Elsa Fornero, ministro del Lavoro e degli affari sociali. A causa di scelte opinabili, la Fornero passò da parafulmine del Governo a ipocrita ed emotiva maestrina della durata di qualche giorno. Gravi le sue offese, per una donna sapiente e di alto valore accademico. Accadde qualcosa di simile anche nel 2012, quando la Lega Nord fu travolta dall’inchiesta riguardante l’appropriazione indebita di finanziamenti pubblici. In quel caso, il capro espiatorio fu Rosi Mauro, vice presidente del Senato, chiamata “puttana” dai militanti leghisti di Bergamo.

Le donne dunque sono delle seconde scelte, e secondari i ruoli a esse affibbiati; ma diventano prime quando c’è da accusare qualcuno, poiché è il loro essere donna che si presta più efficacemente a battute virali e tormentoni volgari.

È evidente che in politica la lotta fra le parti preveda colpi bassi e attacchi senza quartiere. E, quindi, alle donne accade troppo spesso di essere attaccate nella loro sessualità, oppure per il loro aspetto fisico. Ma veniamo all’oggi.

Il Governo Renzi ha segnato il record di presenze femminili. Ben sette (erano inizialmente otto): Maria Elena Boschi per le riforme, Marianna Madia per la pubblica amministrazione, Maria Carmela Lanzetta per gli affari regionali, Roberta Pinotti, ministro della Difesa, Federica Guidi per il ministero dello Sviluppo Economico, Stefania Giannini per il MIUR e Beatrice Lorenzin per il Ministero della Salute. Tutte donne colte ed eleganti: bella mossa quella del Matteo nazionale, se si esclude che il Ministero delle Pari opportunità è stato accorpato a quello dello sport e delle politiche giovanili, il che manca di senso.

Come possono seguire orme diverse le istituzioni locali? Alcuni studi sul caso prospettano anni di parità, perché sale il numero di donne che si avvicinano alla politica. Ma restano ancora numerosi in tutta Italia gli esempi di discriminazione e di violenza politica nei riguardi delle signore. Non ultimo, il messaggio anonimo recapitato a Gina Fusco, dirigente del PD di Salerno e segretaria provinciale. Un segnale preoccupante, data la volgarità delle espressioni utilizzate, oltre che le insinuazioni su di una sua presunta relazione con l’ex sindaco De Luca.
Dalla politica italiana, sia essa nazionale, sia essa locale, c’è da aspettarsi qualunque colpo di genio!

Anna Lisa Lo Sapio

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