Adams illude i Thunder, ma il canestro vincente non è valido. Toronto rimette a posto la serie contro Indiana. Golden State vince senza Curry e va sul 2-0
Oklahoma vince contro Dallas allo scadere. Anzi no. L’instant replay invalida il buzzer di Steven Adams per 0.1 secondi e condanna i padroni di casa. Sugli altri campi, Toronto domina contro Indiana e riporta la serie in parità, Golden State si sbarazza di Houston anche senza Curry. E adesso ci si sposta per gara-3.
Oklahoma City 84 – 85 Dallas. Sembrava che ce l’avessero fatta i Thunder: sorpasso alla sirena e 2-0 nella serie. E, invece, non è così. Gli arbitri non convalidano il canestro di Adams e interrompono i festeggiamenti alla Chesapeake Energy Arena. Vince Dallas. Si aggiudica così una gara complicata, combattuta e molto bella per gli amanti del gioco. Dopo essere stati imbarazzati in gara-1 (108-70), i Mavs tirano fuori l’orgoglio e sfoderano una prestazione difensiva importante, tenendo i padroni di casa al 33.7% dal campo. Kevin Durant pareggia il “record” di Jordan come peggiore prestazione di sempre dal tiro nei playoff con ben 26 errori (!). «It’s one of those nights» ha dichiarato l’Mvp 2014 a fine partita. È stata una di quelle notti, in modo totalmente ossimorico, anche per Raymond Felton che, nonostante i due liberi sbagliati che potevano costar caro, ha letteralmente trascinato i suoi alla vittoria grazie alla seconda doppia-doppia in carriera nella post-season (21 punti e 10 rimbalzi). Ancora una volta in questa stagione, I Thunder perdono una partita dopo essere entrati nell’ultimo periodo in vantaggio. Una partita che, nonostante ciò di cui detto sopra, i Thunder conducevano di 7 lunghezze (76-69) a 6’47” alla fine dopo aver piazzato un parziale di 8-0. Il sorpasso finale dei Mavs è arrivato a 27″ con un lay-up di Felton. Di seguito, +4 toccato con Matthews, tripla di Durant per il -1 e il finale da thriller tra liberi sbagliati e instant replay: 1-1 e serie che si sposta a Dallas.
Toronto 98-87 Indiana. Dopo la doccia fredda di gara-1 Toronto era attesa ad una prova che facesse capire il suo valore. Job done. A due anni di distanza dall’ultima vittoria ai playoff (22 aprile 2014, vs Brooklyn), i canadesi ritrovano la W e raddrizzano una serie che, nel secondo tempo della gara di sabato, aveva fatto rivedere gli spettri della della scorsa stagione. «It means a lot because it takes a little bit of the monkey off your back», le parole di Lowry a fine gara. Il play da Villanova University non è che abbia tirato molto meglio rispetto a gara-1 (4/13 dal campo), ma ha prodotto 18 punti grazie a 9 assist. Assist di cui ha beneficiato innanzitutto il vero trascinatore, al momento, dei Raptors: Valanciunas. Anche stanotte il lituano ha dominato il pitturato e a rimbalzo, segnando 19 dei 23 punti e arpionando 10 dei 15 rimbalzi nel primo tempo. La mossa di mettere in quintetto DeMarre Carroll al posto del rookie Norman Powell per cercare di arginare Paul George, protagonista indiscusso di sabato, sembrerebbe essersi rivelata azzeccata. Infatti, nonostante nei primi minuti l’ex Wizard abbia collezionato i due falli che gli sono costati la panchina, una volta rientrato ha tenuto il n.13 da California State University al palo: 2 su 5 dal campo e due palle perse in nove possessi. George ha comunque cercato di guidare la rimonta di Indiana, mai in vantaggio nel corso della gara (se escludiamo i primissimi possessi), e ha concluso la partita con 28 punti. Nonostante la vittoria, la scimmia resta on Raptors’ back e, adesso, si vola ad Indianapolis sull’1-1.
GOLDEN STATE 115-106 HOUSTON. Se Golden State vince anche quando non c’è Curry [tenuto precauzionalmente a riposo per la distorsione alla caviglia destra rimediata in gara-1, ndr] e quando Barnes e Green non luccicano come al solito, allora c’è veramente da preoccuparsi per gli avversari. Houston lo sa, e sa anche che fondamentalmente non è che possa farci molto, il divario è palese. Ci hanno pensato Livingston, partito in quintetto al posto del n.30, un Thompson da 34 punti e un super Iguodala a matare Harden e compagni. Nonostante i Rockets si siano tenuti sempre sotto le due cifre di svantaggio, non c’è praticamente mai stata partita. Al punto che Iguodala a fine primo tempo ha dichiarato: «It kind of feels like playing a scrimmage in practice». Parole che testimoniano la reale pericolosità degli avversari dei campioni in carica. La serie adesso si sposta in Texas e, se Golden State dovesse continuare così, è probabile che finisca lì.
Michele Di Mauro