Nel denunciare le barriere architettoniche è utile notare come sia rilevante l’agire dell’uomo, che spesso è la causa principale del disagio altrui, essendo irrispettoso o negligente nei confronti dei possibili handicap degli altri. Ed ecco qui un nuovo caso in cui questo avviene: quando l’ascensore di un palazzo non funziona.
Infatti, a volte può capitare che in qualche edificio, con scale e ascensore per raggiungere i piani, l’aiuto tecnologico possa o guastarsi o essere fuori uso per dei lavori. Poiché c’è la necessità, non si può contravvenire e si deve dunque lasciar fare i lavori, ma affinché essi siano possibili è necessario bloccare l’ascensore, obbligando tutti a ricorrere alle scale. Ed ecco che torna la problematica delle barriere architettoniche: ciò che non avviene, infatti, è la costruzione di un altro supporto che permetta a chi ha difficoltà motorie di salire le scale.
Una ditta di riparazioni che voglia dirsi coscienziosa dovrebbe mettere a disposizione, durante il tempo utile ai lavori, un supporto adatto esterno al palazzo che permetta l’arrivo ai piani. In un qualsiasi palazzo, in cui non per forza deve esserci un disabile per incentivare i suddetti supporti, è possibile incontrare anche persone anziane con semplici acciacchi dovuti all’età avanzata, che, per svolgere le normali attività di vita quotidiana, devono uscire di casa e nel caso usufruire dell’ascensore.
La costruzione di un’impalcatura che aiuti a salire (al posto dell’ascensore) sarebbe dunque un escamotage per ovviare a un disagio incombente, che andrebbe a creare delle barriere architettoniche.
Ma poiché montare una simile impalcatura, se il lavoro all’ascensore fosse facilmente risolvibile, potrebbe richiedere maggiori tempi e costi, è possibile che si cerchi di accelerare, lavorando durante ipotetici periodi morti della giornata – ciò considerando sempre che il guasto sia risolvibile con una semplice revisione. In casi differenti, non curanti della giusta spesa, bisognerebbe richiedere alla ditta di riparazione il sovraesposto ausilio, per poi fare richiesta, qualora debba essere esposto in strada, al Comune di appartenenza del palazzo se sia possibile occupare il suolo pubblico – sempre che il palazzo non sia munito di un proprio cortile interno.
Delle volte – non per le istituzioni comunali che non concedono il permesso né per le ditte riparatrici scoperte dell’aiuto –, il problema potrebbe nascere laddove chi amministra il palazzo in cui l’ascensore è guasto, non abitando lì e quindi non soffrendo i disagi, non corre ai ripari. Tuttavia, nei palazzi sarebbe utile che fosse sempre montato lungo le scale un carrello elettronico, lungo tutto le rampe di scale e attivabile solo in extremis, auspicando un utilizzo corretto da parte dei normodotati, i quali non dovrebbero usufruirne per ovviare alla pigrizia.
Eugenio Fiorentino
Si ringrazia l’amico Simone D’Alessandro, che ha realizzato gratuitamente la vignetta in copertina.