Dovevano essere tra gli alfieri della riscossa del bilancio disastrato dell’azienda di trasporto pubblico del Comune di Napoli, rischiano di diventare nuove figure simbolo di divisione e caos amministrativo: si tratta dei controllori dell’ANM, finiti al centro di una polemica piuttosto singolare.

La nomina del nuovo amministratore di ANM, Ciro Maglione, è storia recente, e con essa la tanto auspicata svolta nella lotta all’evasione del pagamento dei titoli di viaggio sul trasporto pubblico, sia su gomma che su ferro. Maglione ha fatto del miglioramento della riscossione degli importi dei biglietti, e, con essi, delle relative (rincarate) sanzioni per i trasgressori (come del resto evidente dall’affissione di numerose tabelle nei vagoni della metropolitana della Linea 1) il cavallo di battaglia della rivoluzione da attuare nella partecipata affidatagli dal sindaco De Magistris. La prospettiva del nuovo corso dell’azienda è stata consolidata anche attraverso la nomina di ben 4 super – dirigenti, con compiti e attribuzioni multiple, e specialmente quella di riportare il sereno nelle turbolente casse dell’ente. Nel quadro di questa riorganizzazione complessiva dell’ANM, dunque, è entrata a pieno titolo anche la lotta all’evasione, con la previsione di quelle che sono state nominate delle vere e proprie “task forces” di controllori.

Trasporto Sicuro” è diventato il nome del’iniziativa che, nei piani della nuova dirigenza, deve affrontare il problema dei “portoghesi”: non più tardi di una quindicina di giorni fa, Maglione spiegava che si era pronti «ad entrare subito in azione con gruppi di controllori e contiamo di coinvolgere anche la polizia locale che potrà accompagnarli sui bus». La collaborazione tra controllori e forze dell’ordine (idea non nuova, per la verità) è stata considerata decisiva soprattutto alla luce degli episodi di violenza che hanno frequentemente colpito le ronde dei funzionari, soprattutto sulle linee di trasporto gommato in transito nelle periferie, e non solo.

Ebbene, a quanto pare qualcosa, nei meccanismi amministrativi che dovrebbero rappresentare il paradigma del nuovo rigore voluto da Maglione, ancora non funziona. Il quotidiano La Repubblica ha infatti riprodotto alcuni stralci di una nota inoltrata dal responsabile dell’ufficio dei controllori ANM al personale, con l’ordine di procedere esclusivamente ai controlli assegnati nell’ambito del trasporto su gomma e di non occuparsi tassativamente di quelli sul trasporto su ferro. In pratica, il dirigente ha inteso vietare ai controllori di operare sulle tratte di metro e funicolari.

Il motivo? Come recita la nota, consentire ai controllori dedicati ai bus di occuparsi anche degli altri mezzi pubblici rappresenterebbe causa di disordini a danno dell’utenza, finanche con la possibilità di arrecare rischi all’incolumità dei passeggeri. In sostanza, si parla di un «mancato rispetto delle consegne e dei turni di servizio» che causerebbe l’esorbitanza dei controllori dalle attribuzioni assegnate a tavolino. Tale esorbitanza risulterebbe in violazione della legge e dei regolamenti amministrativi interni nel momento in cui, prosegue ancora il capo ufficio autore della nota riportata da Repubblica, non si tiene conto che esistono delle differenze sostanziali tra le competenze e le capacità di svolgimento delle mansioni di un controllore su gomma e di uno su ferro.

Ad esempio, il controllore su ferro dovrebbe essere in grado di svolgere la propria attività, si legge, lontano dalle scale mobili in una stazione della metro: diversamente, se non si rispettasse questa norma di comportamento, si creerebbero degli “ingorghi” sulle infrastrutture semoventi, che causerebbero i già citati rischi per l’incolumità dei viaggiatori. In secondo luogo, pare che i controllori del ferro siano obbligati a dimostrare una vista perfetta, e ciò spiegherebbe anche come, per regolamento del corpo di funzionari, i più anziani possano essere delegati anche (o preferibilmente) al controllo su gomma.

In realtà, considerato lo strano tenore del documento e le apparentemente sbrigative rassicurazioni di ANM che, sempre stando a Repubblica, avrebbe bollato l’incidente come «incomprensioni su cambi turno», vanno rimarcati alcuni aspetti contraddittori e curiosi della vicenda. Innanzitutto, ci si chiede se un’azienda in difficoltà, con numero di controllori in chiaro deficit (ce ne sono 123 per tutta la rete di trasporto pubblico) possa permettersi, nell’ottica di ottemperare ai piani di rientro dall’evasione, simili polemiche sull’impiego dello scarso personale (al netto, è chiaro, delle eventuali, concrete violazioni di protocolli di sicurezza e di idoneità fisiche, che vanno stigmatizzate). Non sfugge, infatti, che, se davvero la questione si limitasse a problemi di cambio turno, il capo ufficio non avrebbe dovuto tirare in ballo la violazione delle norme di sicurezza e sulle qualità soggettive degli impiegati per stigmatizzare la condotta dei sottoposti.

In secondo luogo, alla luce delle altissime percentuali di evasori su gomma al confronto di quelle su ferro, nonché dell’estremo sacrificio cui sia i passeggeri, evidentemente insofferenti alla pessima qualità del servizio, sia i dipendenti ANM, sono costretti quotidianamente, viene da chiedersi se gli “esodi” verso il controllo su ferro non sia forse da imputarsi alla inadeguata protezione professionale che la normativa interna all’azienda offre ai controllori stessi: esposti spesso ad episodi di violenza, in là con gli anni come stabilito dalla stessa ANM, isolati durante l’attività svolta su a veicoli stipati come carri bestiame e certo non adeguatamente protetti dalla reazione degli evasori, non sarebbe incomprensibile che i controllori preferissero il più gestibile ambiente della metropolitana, per esercitare i propri accertamenti.

La strada, anche della riorganizzazione della cultura amministrativa, verso la decantata rivoluzione della riscossione, insomma, è ancora molto lunga.

Ludovico Maremonti

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