Presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il 18 ottobre, si sono tenuti l’inaugurazione della mostra fotografica “Lo sguardo ferito di Eros” e l’incontro con l’artista sloveno Evgen Bavčar.  L’evento è stato  organizzato in collaborazione con Akab Progetto Cultura, con il Patrocinio del Comune di Napoli, ed è  incluso tra le iniziative del Servizio Educativo della Soprintendenza dei Beni Culturali di Napoli . I fondi per l’iniziativa sono stati raccolti grazie al crowfunding.

Sono intervenuti Teresa Elena Cinquantaquattro , Soprintendente per i Beni culturali di Napoli, Marco De Gemmis, Responsabile Servizio Educativo Soprintendenza, Ludovico Solima, Docente di Economia e Gestione dei Beni culturali, Luciana Jacobelli, Archeologa e Magda Marasco, curatrice della mostra.

I padroni di casa descrivono Bavcar con grande rispetto e ammirazione, ponendo l’accento, più che sull’aspetto tecnico delle sue foto, sul grande spessore umano dell’artista. La curatrice Magda Marasco, sua grande amica, ha raccontato quanto Evgen le abbia insegnato a guardare le cose in modo diverso, definendolo “sovvertitore della realtà così come noi la vediamo”.

Passata a lui la parola, Bavčar ha cominciato il suo intervento dicendo: “Oggi, qui a Napoli, mi sento molto piccolo. Sono colpito dall’amore con cui questa città mi ha accolto, e scopro sempre cose nuove quando gli altri parlano delle mie foto con il cuore”.

Introducendo i temi della mostra, l’artista ha motivato così la scelta della dea Afrodite come soggetto principale delle sue foto, insieme ad Adone e Cupido: “Perché Afrodite? Perché tra l’uomo e l’amore c’è sempre la donna. Ho scelto eros, perché è per me ciò che avvicina l’uomo e il mondo. Tra l’uomo e il mondo vi è sempre un muro. Ed io su questo muro ci poggio una fotografia, di tanto in tanto. Le mie icone sono mute. Siete voi a farle parlare”.

La mostra prevede 25 foto, tra cui alcune dedicate a Napoli e scattate all’interno dello stesso Museo in vista dell’evento.

Bavčar nasce in Slovenia, nel 1946. Laureato in filosofia alla Sorbona, ha perso la vista ad 11 anni, in seguito a due tragici incidenti. A chi si chiede come sia possibile che un cieco possa far fotografia, l’arte visiva per eccellenza, l’artista risponde: “ I ciechi vedono l’invisibile”.

Sulla scia della cultura greca, secondo cui i ciechi siano in possesso di poteri divinatori, Bavčar ci permette di accedere ad una dimensione mitica e trascendente. È così infatti che definisce le sue foto: “Le mie foto sono trascendenti, perché io non le vedrò mai”. Le sue immagini sono rielaborazioni interiori, ricostruzioni di ricordi per raccontare la sua nostalgia della luce.

Come lui stesso ricorda “Eros e Psiche hanno vissuto nel buio”, ed è dal buio e dal suono che tutto ha inizio, come ci ricorda anche la tradizione ebraica: “Il Signore parlò quindi a voi in mezzo al fuoco: voi udiste il suono delle parole, ma non vedeste immagine alcuna”.

Le immagini interiori di Bavčar cominciano infatti da un attento studio dei suoni, dei rumori, delle voci dei soggetti fotografati. È possibile affermare che la sua fotografia sia dunque questo: il verbo, la parola, il suono primordiale, divenuto immagine.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 18 Ottobre al 23 Novembre 2014, presso il Museo Archeologico di Napoli.

Costo del Biglietto: 8 euro; Ridotto: 4 euro.

Orario: 9,30-19,30

 Gabriella Valente

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