Sono circa 7 mila i sostenitori di Podemos che hanno presenziato questo weekend all’apertura dell’assemblea cittadina “Si se puede“, in cui il leader Pablo Iglesias ha lanciato un messaggio ben chiaro alle forze politiche tradizionali spagnole. “Esiste una maggioranza sociale che vuole che i ricchi paghino le tasse, che sa che l’unico modo per porre fine alla corruzione è di democratizzare l’economia, e che sa che il problema della crisi è che siamo stati governati da truffatori“.
Le parole di Iglesias sono quelle di un uomo deciso e tenace, che è entrato a gamba tesa nel panorama politico europeo e che ora pare essere pienamente lanciato verso le elezioni generali del 2015 che, tra comunali, regionali e politiche, potrebbero far spiccare il volo a Podemos. Un vigoroso segnale è stato, infatti, dato già nel maggio scorso in seguito alle Elezioni Europee: 8% dei consensi, quarto partito nazionale per preferenze, e cinque eurodeputati eletti. Non male per un partito nato appena quattro mesi prima, il 17 gennaio, come concretizzazione istituzionale del Movimento 15-M.
Dalle tende degli indignados all’asamblea ciudadana a Palacio de Vistalegre: il cammino di Pablo Iglesias, docente di Scienze Politiche alla Complutense di Madrid, ha portato Podemos a diventare in pochi mesi una realtà ben consolidata nell’attuale panorama politico spagnolo. “I nostri avversari sanno che possiamo vincere. Non siamo più un movimento cittadino e non avremo paura di discutere di strategia e di tattica“.
La linea di Podemos è quella di un partito che ha già dimostrato, in ambito continentale, le profonde affinità con Alexis Tsipras e con Syriza, propugnando un profondo rinnovamento degli assetti finanziari dell’Unione europea e focalizzando la sua lotta verso politiche di austerity e lo strozzinaggio della troika. Iglesias è dichiaratamente un uomo di sinistra che non vuole che il suo partito si confini nelle limitazioni di questa etichetta. La politica di Podemos è popolare e non populista, globalmente anticapitalista e non antieuropeista, che non si vergogna di mostrare la sua stretta dipendenza da un lider maximo, ben conscia dell’attuale necessità di un trascinatore carismatico che alle parole sappia aggiungere i fatti.
La realtà di Podemos è quella di un terremoto politico ancora soltanto potenziale, che punta tutto sul 2015 come suo anno di grazia. Per ora la considerevole rapidità con cui il programma di Pablo Iglesias si è affermato in Spagna e fatto conoscere in Europa ha condotto al guadagno di un numero significativo di consensi e simpatie, specialmente tra i cittadini dell’Europa meridionale. Il leader madrileno ha, infatti, citato spesso i disastrati quadri finanziari di Spagna, Italia, Grecia e Portogallo, paesi che egli si sente di rappresentare in posizione critica nei confronti di quelle istituzioni sovranazionali (Commissione europea, FMI, BCE) ree di applicare politiche economiche antidemocratiche in quanto dettate da uomini non scelti dal popolo.
Il Parlamento europeo è, dunque, un palcoscenico su cui Podemos punta considerevolmente e su cui Iglesias conta di esprimersi al meglio, in attesa delle elezioni nazionali che, secondo le sue previsioni, faranno vistosamente tremare la poltrona del presidente Mariano Rajoy.
Cristiano Capuano