Viviamo in tempi strani, in cui le notizie che testimoniano i cambiamenti climatici in atto non mancano mai e le ritroviamo periodicamente nelle ultime pagine dei principali giornali. Nelle ultime pagine, appunto: così passano inosservate, silenziose, senza clamori, quasi senza l’interesse di una cultura di massa che decide di ignorare perché ne è stanca o, peggio, rassegnata. Così negli ultimi giorni si è appreso nell’indifferenza generale, ad esempio, che il Settembre appena trascorso è il più caldo mai registrato (dati Japan Meteorological Agency) e che, continuando con questo trend, il 2015 sarà l’anno più caldo di sempre, superando il 2014 (dati Nasa).

Quando la foto di Dan Gutoski ha vinto il Wildlife Photographer of the Year 2015 (il più grande premio di fotografia naturalistica, istituito ogni anno dal Museo di Storia Naturale di Londra, ndr), quindi, quasi nessuno ha messo in risalto le implicazioni drammatiche dello scatto. Anche se i cambiamenti del clima, almeno a parole, li combattono tutti, anche l’Italia. Anche se le foto dell’edizione dello scorso anno sono attualmente in mostra a Milano.

A Tale of two foxes“, scatto del chirurgo canadese Dan Gutoski che ha dominato l’edizione 2015 del prestigioso premio, ha invece destato molto clamore all’estero. La foto vede come protagoniste due volpi, immortalate dall’autore dopo ore di attesa nella tundra del Wapusk National Park, in Canada. : una volpe rossa (Vulpes Vulpes) trascina nella neve il corpo di una volpe bianca (Alopex lagopus) ormai carcassa. Sembrerebbe una normale scena di caccia nella natura selvaggia, se non fosse per il sottinteso di drammatica attualità che vi si cela dietro: gli areali delle due specie negli ultimi anni si sono sovrapposti per via del clima sempre più caldo, cosicché sempre più esemplari di volpe rossa si ritrovano in diretta competizione con le volpi artiche.

La volpe rossa, spinta a nord dal clima in continuo cambiamento
La volpe rossa, spinta a nord dal clima in continuo cambiamento

Le bizze del clima spingono le volpi rosse a nord

Più grandi, più resistenti e facilmente adattabili, per via del cambiamento climatico diviene per loro possibile migrare verso nord, dove per la scarsità di prede sempre più frequentemente danno vita a simili episodi. È di fatto un circolo vizioso: il riscaldamento della tundra determina un clima più adatto per la volpe rossa, provoca il restringimento dell’habitat della volpe artica e riduce gli esemplari di lemming, roditori di cui si nutrono entrambe le specie. In breve, la foto è spaventosamente brutale perché quella volpe rossa non dovrebbe essere lì, e invece c’è. E la sua presenza lì crea danni per un’altra specie, attualmente non in pericolo di estinzione, ma che potrebbe essere presto minacciata.

Conseguenze dell’azione dell’uomo sul clima sono evidenti in molti altri casi: da alcuni anni gli studiosi hanno rilevato l’esistenza di ibridi  orsi polari-grizzly, inoltre è ben noto che il diminuire dei ghiacci artici ha scatenato le mire delle compagnie petrolifere e degli stati vicini.
Non proprio tutta colpa delle volpi rosse, insomma.

Antonio Acernese

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