Nella cornice dell’Hotel Wynn di Las Vegas, nella scorsa settimana, si è tenuto il primo dibattito tra i candidati alle primarie democratiche per la corsa alla presidenza USA nel Novembre 2016.
Curiosamente, la sede del primo faccia a faccia tra i candidati è stato un hotel, il Wynn appunto, che porta il nome del suo proprietario, Steve Wynn, ultraconservatore, avversario di Obama. L’hotel, tra l’altro, è poco distante dall’Hotel Trump, il cui proprietario miliardario è ancora in testa ai sondaggi di gradimento per la nomination repubblicana.
Media ed addetti ai lavori hanno focalizzato la propria attenzione soprattutto su Hillary Clinton che pure sembrava fuori dai giochi dopo l’email-gate (per il quale l’ex first lady è accusata di aver utilizzato a scopi privati il suo account della Segreteria di Stato) e gli incidenti di Bengasi (che portarono all’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia). La partita principale è stata proprio quella tra la Clinton e il senatore del Vermont, Bernie Sanders (unico congressista della storia a definirsi socialista). Nonostante gli attacchi della Clinton, che ha accusato Sanders di aver fatto poco sul tema delle armi, votando contro il Brady Act che riduceva l’uso delle stesse, Sanders, pur contrattaccando sulla politica estera, nello specifico, rinfacciando alla Clinton l’appoggio alla guerra in Iraq nel 2002 e, sucsessivamente, bollando come pessima l’idea dell’ex Segretario di Stato di una “no fly zone in Siria” (per le possibili reazioni della Russia), non ha affondato il colpo sull’email-gate, (salvando la Clinton) invitando a spostare il dibattito sulle tematiche davvero importanti per i cittadini americani.
Le divergenze principali tra i candidati(detto della Clinton e Sanders, gli altri sono, ad oggi, l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley e l’ex senatore della Virginia Jim Webb e l’ex Senatore di Rhode Island Lincoln Chafee), hanno riguardato, come detto, la guerra in Iraq, ma anche il caso Snowden e la regolamentazione di Wall-Street. Con riferimento alla sicurezza nazionale, la Clinton ha dichiarato di non essersi mai pentita di aver sottoscritto il Patriot Act, all’indomani dell’11 settembre, mentre Sanders ha confessato che vorrebbe porre fine al programma di sorveglianza della NSA, al centro dello scandalo sollevato da Edward Snowden, relativamente alla pervasività degli strumenti di controllo e sorveglianza dell’NSA . La Clinton, con più esperienza, si è difesa molto bene sui dossier di politica estera ed è tornata a prendere le distanze dall’amministrazione Obama, sottolineando, da un lato, che gli Stati Uniti avrebbero dovuto assumere un ruolo di leadership da opporre all’intervento russo in Siria (avanzando, come detto, anche l’ipotesi di “no fly zone” sui cieli siriani) difendendo, nel contempo, la scelta di una coalizione a guida americana contro l’Is.
Detto che i media, sin dai minuti successivi alla chiusura del dibattito, abbiano assegnato la vittoria alla Clinton, gli stessi, online, paradossalmente erano smentiti dai loro sondaggi(ad esempio CNN e Time) che invece vedevano Sanders saldamente al primo posto. L’eventuale ufficialità della candidatura dell’attuale vicepresidente Joe Biden, prossima secondo alcuni membri del Partito Democratico ed addetti ai lavori, potrebbe sparigliare ulteriormente le carte in campo democratico e rendere ancora più in salita la strada per la Clinton che potrebbe rischiare una nuova beffa, come quella nelle Primarie del 2008.
Gennaro Dezio