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WhatsHappening: il mondo diviso tra diplomazia e prevaricazione

Diplomazia e desiderio di affermare la propria influenza al di là dei confini nazionali sono i tratti che hanno caratterizzato gli eventi di questa settimana. WhatsHappening, come ogni sabato, ne ha selezionato alcuni tra i più rilevanti per gli equilibri internazionali:

ULTIMO VERTICE UE E L’INCONTRO TRA OBAMA E MERKEL

Il 18 novembre si è svolto a Berlino l’ultimo vertice tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti del presidente Barack Obama, a cui hanno partecipato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, la cancelliera Angela Merkel, la premier Theresa May, il presidente francese François Hollande e il premier spagnolo Mariano Rajoy.Whatshappening Il giorno precedente, Obama e Merkel si sono incontrati in un faccia a faccia per discutere dell’incognita sui futuri rapporti tra l’Europa e gli USA di Trump, che ha già annunciato di voler rivedere molti punti di politica estera: primo fra tutti il TTIP, che sarà probabilmente la prima vittima della nuova amministrazione. Trump, infatti, non si è mai dichiarato un sostenitore del Transatlantic Trade and Investment Partnership, promettendo nazionalismo economico e fine delle politiche di libero scambio. In conferenza stampa i due premier hanno assicurato che le relazioni tra Germania e Stati Uniti per il momento restano «solide e molto strette» e la Merkel ha ribadito la speranza che «prima o poi potranno riprendere i negoziati» per il TTIP e soprattutto che Trump non ostacoli lo sforzo internazionale «per combattere i cambiamenti climatici e per coinvolgere la Cina».

VENEZUELA E CINA, ACCORDO MILIARDARIO PER INVESTIMENTI SUGLI IDROCARBURI

Fa rumore il colpo messo a segno dal Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela Maduro, che giovedì ha festeggiato la sottoscrizione di un accordo tra PDVSA, l’industria statale venezuelana per gli idrocarburi, e la sua omologa China National Petroleum Corp (CNPC). Si tratta di un patto per investimenti nell’industria degli idrocarburi di un valore complessivo di ben 2.200 milioni di dollari, che solo nel campo petrolifero dovrebbe portare a un incremento di produzione giornaliera media di 227 mila barili al giorno. Lo scopo di Caracas e Pechino è quello di arrivare congiuntamente a estrarre circa 800 mila barili. WhatshappeningLa sinergia industriale si svolgerà attraverso finanziamenti cinesi anche ad altri enti venezuelani, che consentiranno miglioramenti produttivi e infrastrutturali anche all’indotto dell’industria degli idrocarburi del Paese sudamericano. Prende poi quota anche la costruzione di una raffineria venezuelana nella città cinese di Jieyang, alla cui realizzazione, secondo l’accordo, la Cina contribuisce col 60% di investimenti e PDVSA 40%. Superfluo rimarcare la soddisfazione di Maduro per il consolidamento della «storica alleanza con la Cina», che consente a Caracas di aggrapparsi a un salvagente finanziario notevole, in grado peraltro di promettere utilissimi ritorni economici anche per la stessa Cina. Pechino, dal canto suo, si assicura in America un alleato di peso, anche se sempre più infiacchito dalla crisi economica che la propaganda governativa venezuelana ripete essere dipendente dall’imperialismo capitalista e dall’opposizione di destra.

EGITTO: ANNULATA CONDANNA A MORTE PER MOHAMED MORSI

La Corte di Cassazione egiziana ha annullato la sentenza che nel 2015 aveva condannato l’ex presidente per i fatti avvenuti all’epoca dell’evasione di massa dal carcere di Wadi nel febbraio 2011.Whatshappening La Corte nella nuova sentenza ha annullato le condanne all’ergastolo per altre 21 persone. Morsi è coinvolto in almeno altri due procedimenti giudiziari: uno risalente alla scorsa primavera, durante il quale è stato condannato all’ergastolo perché accusato di spionaggio a vantaggio del Qatar; un altro, sempre risalente allo scorso anno, in cui è accusato di spionaggio a favore di Hamas, del Movimento libanese Hezbollah e dell’Iran.

ISRAELE VUOLE LEGALIZZARE GLI INSEDIAMENTI ILLEGALI

Mercoledì 16 novembre, il parlamento israeliano ha approvato in via preliminare un disegno di legge promosso dal ministro Bennett che legalizzerebbe retroattivamente gli insediamenti israeliani in Cisgiordania. La misura giunge in risposta alla decisione della Corte Suprema di rigettare la richiesta del governo di ritardare l’evacuazione con conseguente demolizione di Amona, considerata la colonia più estesa su territorio palestinese, fissata per il 25 dicembre 2016. Il disegno di legge, avendo ad oggetto insediamenti sorti su terreni privati palestinesi, stabilisce un risarcimento in denaro per i proprietari espropriati, ai quali verrebbe dunque negata la possibilità di tornare in possesso dei propri fondi. WhatshappeningLe autorità palestinesi hanno giudicato l’iniziativa di Bennett come l’ennesimo tentativo di estendere l’influenza israeliana in Cisgiordania. Le colonie in questione, ritenute illegali dall’UE, dall’ONU e dalla Corte Internazionale di Giustizia, hanno difatti sempre goduto dell’implicito sostegno del governo d’Israele. Qualora l’approvazione preliminare trovasse conferma, il governo “più a destra” della storia della nazione rischierebbe di inasprire ulteriormente il complesso dialogo con la Palestina e di incrinare i rapporti internazionali. Improbabile che tali rischi non risultino evidenti a Netanyahu, che difatti sembra essere in difficoltà dinanzi alla fermezza del proprio governo.

Hanno collaborato: Sabrina Carnemolla, Rosa Ciglio, Ludovico Maremonti, Rosa Uliassi

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