Rita Formisano, primario dell’Unità Post-Coma della Fondazione Santa Lucia da anni si occupa di valutazione, riabilitazione, reinserimento sociale e ricerca clinica relativa a pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite e disordini della coscienza.
La dottoressa, oltre ad essersi distinta all’interno della Fondazione Santa Lucia per cui lavora dal 1990, è stata coordinatrice della sezione speciale per le gravi cerebrolesioni acquisite della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica Neurologica (SIRN) e attualmente coordinatrice SIRN per la Regione Lazio, membro dell’Europeen Brain Injury Society (EBIS) e dell’International Brain Injury Association (IBIA) e nel corso della sua brillante carriera è stata coinvolta in numerosi convegni e commissioni di esperti di neuroriabilitazione, in studi e ricerche cliniche nazionali e internazionali. Noi di Libero Pensiero abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con la specialista in neurologia. Di seguito l’intervista completa.
Dott.ssa Formisano, lei da molto tempo si occupa di Neurologia. Potrebbe raccontarci in breve alcuni aspetti della sua professione.
La scelta della Neurologia risale a più di 30 anni fa, quando mi appassionai allo studio delle funzioni cerebrali e a quanto le patologie neurologiche possano condizionare la qualità della vita delle persone.
Quali sono le difficoltà che un neurologo può incontrare nel suo percorso? Immagino non sia facile trattare un certo tipo di patologie, soprattutto se neurodegenerative.
Ho iniziato nel campo della cefalea e del morbo di Parkinson, ma nel mio percorso di specializzazione in neurologia, mi sono dedicata anche alla Sclerosi Laterale Amiotrofica, che tra le patologie neurodegenerative è senz’altro la più devastante, visto che la persona assiste, impotente e a coscienza integra, alla perdita di tutte le proprie funzioni, compresa la vita di relazione.
Spesso e volentieri si sentono esempi di come i risultati della ricerca scientifica vengano indirizzati alla pratica clinica. È mai capitato nella Fondazione presso la quale lei lavora il processo inverso?
Nella nostra Fondazione, oltre all’attività di alta specialità neuroriabilitativa, il nostro fiore all’occhiello è la Ricerca Clinica Translazionale, cioè l’applicazione al letto del paziente delle innovazioni della ricerca di base, che dovrebbe essere la “mission” di tutti gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico – IRCCS, quale noi siamo. Ma è possibile anche il contrario, nella pratica clinica si può cioè riscontrare un effetto di un farmaco, positivo o negativo, ancora non conosciuto o non riportato in letteratura.
Qual é il vero rapporto tra pratica riabilitativa e teoria medica a suo parere?
La riabilitazione si basa sul concetto della plasticità neuronale del Sistema Nervoso Centrale, che permette l’azione vicariante di aree cerebrali ancora integre in sostituzione o in compenso alle funzioni neurologiche danneggiate.
Come gestisce il rapporto con i pazienti e i propri familiari?
La comunicazione con i pazienti e i familiari è parte integrante del lavoro di equipe multidisciplinare nella Neuroriabilitazione e ha un ruolo insostituibile nella umanizzazione della medicina.
Un lavoro come il suo richiede molto tempo e dedizione e non è sempre facile trovare tempo per dedicarsi ai propri cari. In che modo lei riesce a conciliare lavoro e famiglia?
Occuparsi della riabilitazione dei pazienti post comatosi, in genere giovani e talvolta con disabilità neuromotorie e neuropsicologiche molto gravi, richiede tante energie, disponibilità e solidarietà umana nei confronti, non solo dei pazienti ma dell’intero nucleo familiare. Conciliare questo impegno lavorativo con la famiglia, spesso è molto difficile, ma l’amore e il benessere dei propri cari può essere l’unica vera carica che ti consente di continuare ad offrire la tua disponibilità in un lavoro così delicato.
Un ringraziamento speciale alla dottoressa Formisano da parte di tutti noi ragazzi di Libero Pensiero News per aver risposto alle nostre domande e, soprattutto, per aver consentito a numerosi pazienti, nonostante la propria patologia, di vivere una vita serena e al grafico Tony Baldini che ci ha fornito l’immagine utilizzata in copertina.
Eugenio Fiorentino