Le borse europee
L’attesa per la definizione del piano di acquisti di titoli di Stato (quantitative easing/qe) che sarà probabilmente decretato nel direttivo di giovedì della banca centrale europea, spinge in positivo i listini di borsa dell’eurozona, con listini che hanno raggiunto la loro quotazione massimale dall’inizio della crisi (2008).
Il qe genererebbe maggiore liquidità sui mercati dovuta all’aumento della massa monetaria disponibile, con conseguente perdita di valore (potere d’acquisto) dell’euro e i mercati sembrano aver anticipato questo effetto, infatti il cambio euro-dollaro è caduto sotto il muro simbolico di 1,16.
La maggior parte dei rendimenti dei titoli di stato del Vecchio Continente è in rialzo, ad eccezione di quelli danesi poiché la Danmarks Nationalbank ha provato a difendere il cambio euro-corona (che può stare in una forchetta 7,29252 e 7,62824 per un euro) prevedendo la sua inevitabile diminuzione in caso di inflazione della moneta unica europea. La banca danese ha anticipato quelle che saranno le mosse di tutte le banche centrali dopo il crollo dell’euro e l’aumento del dollaro, successivo al tasso di crescita statunitense superiore alle aspettative. Queste manovre avranno scarsi effetti (la Danimarca ha ottenuto un misero +0,7% rispetto al minimo della settimana scorsa) dal momento che i cambi non saranno più rigidi o semirigidi e dunque gestibili, salvo rinunciare al controllo dell’inflazione tramite i tassi d’interesse o alla libertà di movimento dei capitali (una chimera nell’economia moderna).
Le stime di crescita italiane e mondiali
Ciò che più preoccupa sono le stime di crescita che oggi sono state diramate dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e prevedono una contrazione del pil mondiale rispetto alle aspettative (3,5%-3,7%) perché, secondo il capo economista dell’organizzazione di Washington, Olivier Blanchard “Nuovi fattori a sostegno della crescita come il calo dei prezzi del petrolio, ma anche il deprezzamento dell’euro e dello yen, sono più che compensati dal persistere di forze negative, compresa l’eredità della crisi e la crescita potenziale più bassa in diversi Paesi”.
Sono state tagliate le stime di crescita italiane allo 0,4% (valore coincidente con quello stimato dalla Banca d’Italia) e allo 0,8% nel 2016 (Bankitalia prevede +1,2% per quell’anno), dopo i 4 anni di recessione economica. La borsa italiana ha registrato, però, guadagni sui prezzi di listino per le banche popolari anche del 14%, dopo la probabile riforma del settore che trasformerà questi enti in Spa.
L’economia dell’area euro dovrebbe registrare una positività di 1,2-1,4% nel 2015 in virtù di un aumento identico dell’economia tedesca e grazie alle uniche stime di crescita del Vecchio Continente non toccate a ribasso, quelle spagnole (+2%). Dovrebbero giovare: il calo dei prezzi del greggio; una politica fiscale meno restrittiva; il qe, secondo l’Fmi.
Al miglioramento dei listini di borsa hanno contribuito l’incredibile crescita statunitense con un miglioramento delle previsioni rispetto alle stime di ottobre (3,6% quest’anno e del 3,3% l’anno prossimo, secondo l’Fmi) da un lato e la crescita della Cina superiore alle aspettative ( 7,3% rispetto 7,2% previsto da 17 economisti in un sondaggio del Wall Street Journal) dall’altro.
Quest’ultima notizia è arrivata come una manna dal cielo per la sfiduciata economia cinese che ieri aveva registrato un calo del 7,9% alla borsa di Shangai. La Russia registrerà un -3% nel 2015 rispetto al +0,5% stimato.
La situazione italiana in Europa
Nel frattempo, ieri il Commissario agli affari economici europei Moscovici ha parlato dell’Italia “Lo sforzo richiesto passa da 0,5 a 0,25, che è già un progresso e che va rispettato. L’Italia può beneficiare delle tre clausole, quella per investimenti, quella per le riforme e quella per l’aggiustamento ciclico” ma occorrono “riforme e investimenti”. Quando si parla di possibili sanzioni spiega “sono sempre una sconfitta, lo scopo della Commissione non è punire ma convincere. Vogliamo avere un dialogo costruttivo”. Qualcuno ha tradotto così queste affermazioni dal “politichese”: se l’Italia non riuscirà a fare le riforme e ad attirare investimenti, sarà necessaria una manovra economia correttiva.
Fonte: Il sole 24 0re.
Ferdinando Paciolla