A stare alle parole dette nelle ultime settimane dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, la votazione dell’Italicum e poi del Presidente della Repubblica dovrebbero necessariamente realizzarsi a tappe forzate, dando al Paese quel senso di sicurezza e di maturità della politica, che al lor quando Napolitano prese il secondo mandato furono letteralmente abbattute e così dimostrare nel contempo di essere davvero l’homo novus della politica italiana.
“Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la minoranza Pd” e Renzi questo la sa bene tanto da costituire una “arena” nella sede del partito, dove affrontare i suoi oppositori, piegarli se necessario alla ragion di Stato del PD e così avere i numeri per spalleggiare Ncd e Forza Italia, che nel frattempo attraverso un incontro alla prefettura di Milano tra Berlusconi e Alfano hanno fatto sapere che non voteranno un uomo PD per il Quirinale.
Ma la prova di leadership di Renzi ieri è andata a cozzare con la “testuggine dei 30” capeggiati dal bersaniano Miguel Gotor in un dialogo tra i due dal sapore molto amaro, dove non ci si sono risparmiati colpi alquanto bassi. Va ricordato che Miguel Gotor è stato firmatario di un emendamento presentato il 13 Gennaio, votato da altr9 36 esponenti democratici, in cui si presentava una proposta di modifica che prevedeva le preferenze per tutti i candidati nei collegi, e dei listini bloccati su base regionale in cui verrebbero eletti il 30% dei deputati.
Sulla giustificazione alla presentazione di tale emendamento il deputato democratico era stato molto chiaro “La permanenza nella legge elettorale dei capilista bloccati impedirebbe di votare la riforma.” Il motivo: con i capilista bloccati, le preferenze varrebbero solo per il partito che vince l’elezione e ottiene il premio di maggioranza, mentre gli altri partiti eleggerebbero solo i capilista bloccati. La conseguenza sarebbe, ha aggiunto Gotor, che il 60% dei deputati sarebbero “nominati da tre-quattro grandi nominatori”.
Quindi nella riunione di ieri la miccia era già pronta con l’aria altamente infiammabile e Renzi già nel salutare Gotor come ” il mio nemico preferito” non toglieva dubbi a ciò. La risposta del Presidente a tale linea, dichiaratamente sovversiva, non si è fatta attendere “Siamo di fronte a una battaglia delicatissima: non ci sono alternative all’Italicum. Sia chiaro, io cerco accordi con tutti fino all’ultimo, ma non sono sotto ricatto di nessuno” e poi rivolgendosi direttamente a Gotor dice “Caro Gotor, le tue parole di oggi contro di me sono ingiuste e ingenerose. Non si può usare un gruppo minoritario come un partito nel partito.Vi do disponibilità a discutere fino all’ultimo, rimandiamo l’inizio del voto a domani pomeriggio, ma domani si chiude”
Di fronte a quello che è sembrato essere un mal celato tentativo di diktat, Renzi ha offerto di rivedersi martedì alle 12 per tentare di mediare ancora.
Dario Salvatore