C’è sempre stato un legame molto stretto tra Italia e Stati Uniti: la grande emigrazione italiana, l’alleanza nella Prima Guerra Mondiale, la passione senza fine che gli americani hanno per la nostra cultura e, viceversa, l’ammirazione di molti italiani per la società statunitense. In ambito sportivo, però, le cose sono sempre andate diversamente. Noi la nazione del “calcio e basta”, loro quella del basket, del baseball, dell’hockey e del football americano, sport tanto odiato dai calciofili, italiani e non, perché non esiste altro football al di fuori di quello europeo. Ma negli ultimi anni anche negli USA hanno capito quant’è meraviglioso il “nostro” amato calcio e, forse, li sentiamo finalmente più vicini a noi. Tante volte gli Azzurri hanno affrontato gli Stati Uniti, abbiamo addirittura visto calciatori statunitensi calcare i campi di Serie A (Lalas e Bradley) e tra qualche mese vedremo un italiano, Giovinco, esordire in MLS.
Ma il primo “approccio calcistico” tra l’Italia e gli Stati Uniti risale al 1967, quando il Cagliari dovette prendere un aereo con destinazione Chicago. Quell’anno, l’imprenditore canadese Jack Cooke fondò la United Soccer Association, un campionato di calcio in concorrenza con quello della NPSL (National Professional Soccer League). Qualche anno dopo i due campionati si sarebbero uniti, formando la NASL (North American Soccer League). Cooke, ricordato ancora oggi per essere stato il co-fondatore dei Los Angeles Lakers (NBA), dei Los Angeles Kings (NHL) e dei Washington Redskins (NFL), era infatti anche un grande appassionato di calcio, e cercò di portare il soccer negli States. Tuttavia, per ragioni organizzative, le dodici franchigie americane invitate non furono in grado di metter su una squadra per partecipare, così il torneo venne spostato in estate. In tal modo, le franchigie ebbero modo di “adottare” alcune squadre sudamericane ed europee, in pausa durante il periodo estivo. Ogni franchigia chiamò una squadra, che avrebbe disputato il campionato con gli stessi giocatori, ma di fatto giocando sotto altro nome. Ecco la lista completa delle partecipanti:
Il Cagliari fu l’unica squadra italiana ad essere invitata, giocando nella Western Division per i Chicago Mustangs, a causa del gran numero di immigrati cagliaritani nell’Illinois. Il campionato dei sardi fu compromesso dall’assenza per infortunio di Gigi Riva, stella indiscussa della squadra, e dall’agonismo estremo degli avversari. Infatti, si racconta di partite condite da più falli che gol, risse tra giocatori ed invasioni di campo. Fatto sta che i sardi disputarono un torneo mediocre (3 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte), arrivando secondi nella divisione e, dunque, fallendo la qualificazione alla finale.
Tuttavia, il Cagliari non andò via dagli States senza lasciar traccia: Roberto “Bonimba” Boninsegna, allora appena 24enne, siglò ben 11 reti in 13 partite. Ciò non solo gli permise di conquistare il titolo di capocannoniere, ma anche di diventare il primo italiano capace di aggiudicarsi il titolo di capocannoniere in un campionato straniero.
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Marco Puca