Un nuovo capitolo per l’inchiesta “rimborsi facili”, che coinvolge una decina di ex consiglieri regionali del Piemonte e alcuni assessori del “governo” Chiamparino:
il giudice per le indagini preliminari, Roberto Ruscello, di fronte alla richiesta di archiviazione proposta dai pubblici ministeri, ha rifiutato, obbligandoli invece a chiedere il rinvio a giudizio per peculato al giudice dell’udienza preliminare.
Il giudice delle indagini preliminari ha ravvisato la mancanza di correlazione delle spese con le attività istituzionali svolte, in dettaglio per pranzi e cene, in comune con le condanne già inflitte ad altri ex consiglieri regionali nell’ambito dell’inchiesta “Rimborsopoli”.
Si aggiungono, quindi, a Fabrizio Comba, Giampiero Leo, Gianluca Vignale, Luca Pedrale, Eleonora Artesio, Stefano Lepri e Angela Motta, anche Aldo Reschigna, vicepresidente e assessore al Bilancio della giunta regionale di Sergio Chiamparino,l’assessore Monica Cerutti, alle pari opportunità e il segretario regionale del PD Davide Gariglio.
Archiviati i casi relativi, invece, a Mercedes Bresso, Nino Boeti, Giuliana Manica, Rocco Muliere, Gianni Ronzani e Gianna Pentenero.
Le dichiarazioni su “rimborsi facili”
Chiamparino ha annunciato, in una conferenza stampa che confermerà la fiducia alla squadra:
“Piena fiducia ad Aldo Reschigna e Monica Cerutti. Non ho alcun dubbio sulla loro onestà e sul loro grande senso di responsabilità” e “quando abbiamo fatto le liste non avevamo rinviati a giudizio…”poi se le cose cambieranno si vedrà, mi sembra una questione di buonsenso aspettare se ci sarà il giudizio” e sottolinea che “stiamo parlando di un uso improprio del denaro per attività politica, e non di un uso privatistico“.
Il Movimento 5 Stelle, per voce di Giorgio Bertola, capogruppo dell’omonimo partito nel Consiglio regionale del Piemonte, critica le parole di Chiamparino e ha dichiarato: “Chiamparino aveva detto in campagna elettorale che nessun rinviato a giudizio sarebbe stato presente nella sua lista. Ora chiediamo coerenza” e “Ora, Chiamparino deve dettare una linea, visto che se questi signori fossero stati rinviati a giudizio prima delle elezioni non li avrebbe messi in lista”
La decisione del giudice delle indagini preliminari, ovvero quella di obbligare il rinvio al giudizio, ha sorpreso la procura, ma il procuratore aggiunto Andrea Beconi spiega cosa è accaduto:
“Le nostre valutazioni sono in linea con quelle del giudice” e “la differenza sta nei criteri più restrittivi adottati dal Gup nel considerare l’elemento soggettivo del reato di peculato a sostegno di un rinvio a giudizio.
Queste contrapposizioni di valutazioni succedono spesso nella normale dialettica processuale“
Fabio Scala