Droga, cibo, alcol, fumo: sono queste le prime cose che ci vengono in mente quando si parla di “dipendenze”.
Eppure le nuove abitudini, dettate dall’innovazione tecnologica e dallo stile di vita della società del XXI secolo, si proiettano nella vita di tutti i giorni assumendo la forma di un altro gruppo di dipendenze, più radicato e difficile da riconoscere:  sono le nuove dipendenze, quelle che non prevedono l’assunzione di alcun tipo di sostanza.

Cause e sintomi

La routine quotidiana dell’uomo della civiltà moderna è oggi facilmente associata (nell’immaginario comune, ma con una scoraggiante evidenza nella realtà) alle manifestazioni di stress e ad un diffuso sentimento di noia e insoddisfazione.
Ma è proprio la società con le sue nuove proposte, che, se da un lato “crea” nuovi bisogni, dall’altro offre la possibilità di soddisfarli, suggerendo una gratificazione immediata, di cui poi l’uomo non riesce a fare a meno.
Ecco che cominciano a delinearsi con estrema chiarezza le fattezze di queste nuove dipendenze: si parla di dipendenza da telefonino, da videogiochi, da internet, e, più nello specifico, da gioco d’azzardo on line, da relazioni virtuali, e da “cybersesso”, ma ci si riferisce anche alla dipendenza da eccessive informazioni.
Queste dipendenze comportamentali, come le più “classiche” e antiche dipendenze, si manifestano con sintomi specifici:
– pensiero rivolto con frequenza all’oggetto della dipendenza (ossessione);
– impossibilità di resistere all’impulso di soddisfare il bisogno (impulsività);
– sensazione di piacere o sollievo durante la messa in atto del comportamento;
– persistenza delle fasi precedenti nonostante l’associazione del comportamento con conseguenze negative;
– perdita di controllo, senso di colpa, isolamento;
– tolleranza: riduzione della risposta con conseguente necessità di aumentare la dose della sostanza o la frequenza del comportamento;
– astinenza: malessere successivo alla sospensione del comportamento.

Basi biologiche delle dipendenze

Le sostanze e i comportamenti d’“abuso” ( che tendono cioè ad essere ricercati con un desiderio crescente) hanno effetti importanti in una regione del cervello particolarmente ricca di dopamina, nota come “nucleo accumbens”.

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Formula di struttura della dopamina

La dopamina è un neurotrasmettitore endogeno della famiglia delle catecolamine, che stimola l’attivazione dei recettori dopaminici, e che svolge diverse funzioni, fra cui il controllo del movimento, della memoria, del piacere, dell’attenzione, del sonno, dell’umore, dell’apprendimento.
Le abitudini di cui prima si è detto, determinano il rilascio di dopamina, e questo rilascio funziona da segnale per la costruzione di una memoria: la sostanza/comportamento mi ha provocato piacere, e l’assunzione/azione merita di essere ripetuta.
Questo si traduce in una ricerca dell’oggetto del piacere, e il meccanismo con cui l’oggetto  è in grado di indurre questa ricerca prende il nome di “rinforzo”.
In generale, qualsiasi comportamento compulsivo, determina un eccessivo rilascio di dopamina, che manda in tilt i sistemi di controllo di cui essa è responsabile.
In questo senso, chi non riesce a distaccarsi dal proprio cellulare, subisce lo stesso danno cerebrale di un alcolizzato o un tossicodipendente.

Elisabetta Rosa

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