Di norma si cerca sempre di addolcire la pillola prima di muovere una critica verso qualcuno, si cercano di capire le ragioni che hanno portato a una scelta sbagliata e si prova a spiegarle. Ma l’atteggiamento ostinato che la UEFA e le altre associazioni stanno dimostrando nei confronti della questione Nazionali di calcio è qualcosa che va ben oltre la scelleratezza, e che va per forza di cose ricercato nella poca consapevolezza – e perché no, nella noncuranza nei confronti degli atleti – rispetto alla situazione che il mondo sta vivendo e verso ciò che il il calcio è costretto a fare.
L’emergenza Covid ha costretto l’Uefa e le istituzioni calcistiche nazionali a rivedere molto i propri piani riguardo al 2020, e rimandare gli Europei all’anno prossimo è stata sicuramente tra le scelte più dure prese fino a questo momento, non solo sul piano economico ma anche per una mera questione tempistica, con i campionati che vanno terminati nel minor tempo possibile, e incastrando anche Champions League, Europa League e coppe nazionali al loro interno. E in un campionato già denso di partite, dove le squadre giocano dalle due alle tre partite ogni settimana, era davvero necessario mantenere anche la Nations League attiva in questo contesto?

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La Nazionale Italiana ha giocato 3 partite nell’arco di 6 giorni, tra cui un’amichevole con l’Estonia (la cui utilità in è ulteriormente discutibile) e due match di Nations League contro Polonia e Bosnia. In queste tre partite c’è un numero di giocatori piuttosto significativo che ha giocato tutti i match e contestualmente è impegnato con la propria squadra anche in campo europeo, come Emerson e Di Lorenzo, e che quindi dovranno prepararsi nuovamente a giocare 6 match in 3 settimane, com’è accaduto del resto prima della pausa delle Nazionali. E per quanto sia vero che le tecnologie odierne ci permettono di prevenire e curare con maggiore facilità certi tipi di infortuni, pretendere dai giocatori un tour de force da qui a maggio non fa bene né allo spettacolo né alla salute fisica degli stessi atleti.
Tralasciando ovviamente la questione degli infortuni di natura traumatica, che sono sempre esistiti e che da sempre tengono sul banco degli imputati le Nazionali, la presenza dello spettro “Covid-19” è qualcosa che non si può ignorare in alcun modo. E il caso Domagoj Vida, con il giocatore che ha ricevuto l’esito del tampone positivo all’intervallo di Turchia – Croazia, è un paradosso creato proprio dall’atteggiamento lascivo che l’Uefa (e non solo) sta avendo nei confronti di una situazione che è ormai troppo spinosa per essere trattata così.

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Quello delle Nazionali è un vero e proprio bollettino di guerra: nella Croazia al momento è risultato positivo Marcelo Brozovic; l’Ucraina ha riscontrato un focolaio (nel quale è coinvolto l’atalantino Malinovskyi) che ha portato al rinvio della sfida contro la Svizzera; stesso discorso per la Serbia, alle prese con un focolaio che ha portato alle positività di Kolarov, Lazovic e Milinkovic-Savic. Ci sono state poi le positività di Hysaj con l’Albania e il caso “sospetto” di Gagliardini, presentatosi al ritiro della Nazionale e poi rispedito a casa. Fuori dall’Europa troviamo i due egiziani Salah ed Elneny, un focolaio in Uruguay che ha portato alla positività di Luis Suarez e di altri 6 membri della Celeste, e infine quella di Kolasinac con la Bosnia. Una situazione che avevano previsto tutti, da Thiago Silva a José Mourinho, ma che sembra non voler entrare in testa alle associazioni che continuano a ignorare qualunque segnale d’allarme.

Le squadre di club si trovano quindi nella situazione in cui gli impegni ravvicinati obbligano a gestire le forze dei propri giocatori con estrema efficienza, e allo stesso tempo con la spada di Damocle del Covid-19 che diventa ancor più incombente nei ritiri delle Nazionali. Già a marzo avevamo espresso enormi dubbi sull’ostinato tentativo di Ceferin di portare avanti le coppe europee a qualunque costo, ma portare avanti una competizione che è al momento inutile come la Nations League è qualcosa che può essere giustificato solo dal tornaconto economico dei vertici UEFA, che hanno già avuto perdite enormi dal rinvio dell’Europeo, e che quindi pur di non rinunciare ad altri introiti mettono a rischio sia la salute dei calciatori che l’attendibilità dei campionati, ormai irrimediabilmente in difficoltà.
La scelta più saggia sarebbe stata quella di cancellare la Nations League per quest’anno, e rimandare ogni tipo di impegno con le Nazionali alla fine della stagione. Ciò avrebbe permesso ai campionati di svolgersi senza intoppi esterni e senza concentrare tanti impegni nello spazio di un mese, sfavorendo così anche i piccoli club che non godono della stessa ampiezza di rosa delle big europee, e magari avrebbe permesso alle Nazionali di prepararsi con maggiore tranquillità agli Europei, senza dover magari rinunciare a dei positivi o a giocatori bloccati da problemi muscolari dovuti a una gestione folle di questa stagione. Invece la scelta fatta è stata quella economica, e le conseguenze che vedremo durante l’anno non potranno che essere disastrose.
Andrea Esposito
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