Le trattative sono ancora in corso, ma la conferma delle indiscrezioni giornalistiche dei giorni scorsi è finalmente arrivata. Si avvia infatti il riassetto della Pirelli, con un cambio della catena di controllo e l’ingresso nell’azionariato del colosso cinese ChemChina. Un processo complesso e ancora da definire, come si affrettano a precisare i vertici, ma che ha già chiari alcuni capisaldi e che lascia irrisolti alcuni dubbi sulla permanenza dell’azienda in Italia.
La CamFin, che controlla Pirelli con il 26,2% del capitale, è una scatola di controllo attualmente posseduta pariteticamente da una cordata di italiani (Tronchetti Provera, Sigieri Diaz, Rovati, Unicredit e Intesa Sanpaolo) e dal colosso russo Rosneft, che sta scontando tutte le difficoltà della Russia legate alle sanzioni dell’UE e alla guerra civile Ucraina. In programma ci sarebbe il trasferimento dell’intero pacchetto azionario attualmente in mano alla CamFin – ad un prezzo di 15 euro per azione – in una nuova società italiana di nuova costituzione, controllata dalla ChemChina appunto, e il conseguente reinvestimento di CamFin in questa società.
Bocche cucite in attesa del via libero definitivo all’operazione, che arriverà nei prossimi giorni anche a seguito dell’autorizzazione Antitrust e dello scioglimento delle altre condizioni legali per il trasferimento. Secondo quanto si apprende, già i primi consigli di amministrazione hanno approvato l’accordo con i cinesi, da Nuove Partecipazioni di Tronchetti Provera a Unicredit e Intesa Sanpaolo, mentre i rialzi degli ultimi giorni – alimentati dall’attesa di quest’operazione – hanno portato Pirelli ai nuovi massimi storici con oltre 7,2 miliardi di capitalizzazione di mercato.
Concluso il trasferimento, il progetto prevede una seconda fase volta a portare via Pirelli dalla Borsa di Milano. La CamFin ha infatti confermato in una nota la previsione di un’offerta pubblica di acquisto sulla totalità delle azioni Pirelli, al prezzo di trasferimento delle azioni Pirelli alla nuova società (15 euro per azione). Su questo passaggio, Pirelli ha dichiarato, su richiesta della Consob, di non aver ricevuto alcuna comunicazione formale circa il lancio di offerte pubbliche d’acquisto.
Per concludere l’operazione, sarà necessaria una liquidità di oltre 7 miliardi: un’importante iniezione di capitale che arriverà probabilmente dal nuovo socio internazionale, quasi sicuramente azionista di maggioranza nella nuova scatola di controllo.
La China National Chemical Corporation ha un fatturato di circa 36 miliardi di euro, è controllata dalla Repubblica Popolare, ed è attiva in diversi settori – dalla chimica dei nuovi materiali alla gomma. Questo colosso è attivo in 140 Paesi, con 118 società controllate e circa 140.000 dipendenti. Sin dalla sua fondazione, la ChemChina ha puntato alla crescita internazionale, diramandosi in paesi quali Australia, Francia, Israele e Norvegia.
Una volta terminata anche la seconda fase, restano da valutare quelle che saranno le conseguenze sul piano della governance industriale e occupazionale di un’azienda che potrebbe restare solo nominalmente italiana. Quasi certa la permanenza di Tronchetti Provera al timone fino al 2021, che tuttavia preferisce non rispondere a chi gli domanda se Pirelli resterà una società italiana.
Roberto Davide Saba