Non è semplice trovare la giusta dimensione a quanto vorremmo esprimere. Da anni assistiamo alle stesse dinamiche di sempre e non c’è verso di invertire il circolo vizioso di indifferenza e delusione.

Casoria è una roccaforte di cemento divorata nel deserto della speculazione, i casoriani un popolo di vagabondi privati di ogni velleità e speranza. In molti invocano un violento scossone, qualcosa che faccia sobbalzare le polveri del malgoverno sedimentate sulle macerie dell’abbandono.

Tuttavia, al momento opportuno, ogni flebile luce si smorza e si spegne. Si tratta di un fenomeno molto preoccupante, che non si limita soltanto al “voto venduto” per pochi spiccioli; se ne vocifera da tempo, ma non basta a spiegare l’enormità del dramma che ci troviamo davanti.

I precari e i disoccupati sono una schiera sempre più folta, e negli occhi della disperazione si riflette tutto il fallimento di decenni di politiche clientelari, opportunistiche, prive di ogni forma di visione e di progettualità. I casoriani, questa categoria quasi leggendaria, messi a dura prova dall’inerzia dilagante, sembrano avere forze via via più esigue e stanche per ribellarsi allo stato delle cose.

Lo si dimostra bene tutte le volte che c’è da prendere l’iniziativa ed attivarsi in prima persona per avanzare proposte alla città: le piazze sono vuote, a riempirsi soltanto le sale gioco e le ricevitorie del Lotto, tutto tace nel disinteresse ed a combattere sono quei pochi “illusi” che s’immaginano ancora un’idea diversa del nostro territorio.

Non è una critica la nostra, sia ben chiaro. Consapevoli delle difficoltà del quotidiano, non c’è da sorprendersi se in molti preferiscono lasciar perdere, affidando magari a un sito internet tutta la rabbia e la frustrazione. Purtroppo, però, questo da solo non risolve nulla né tantomeno è in grado di attivare quella presa di coscienza di cui i casoriani hanno un disperato bisogno.

Dove sono finite le masse indignate? Che ne è stato del ricordo delle nostre vittime innocenti? Se chi ci ha governato ha voluto dimenticare, non è detto che noi si debba fare altrettanto. Lo vogliamo ribadire con forza: non c’è possibilità alcuna che qualcosa per i casoriani possa migliorare nell’immediato futuro, senza un coinvolgimento collettivo.

È esattamente ciò che il ceto politico si aspetta da noi: che ci si ritiri ognuno nel proprio sdegno, sfogandosi all’occorrenza su un profilo facebook e continuando a consegnare il destino della città nelle stesse mani. Così, mentre nel gruppo Sei di Casoria se… si discute e si litiga, i soliti noti si fanno una risata e ingrossano le loro tasche, sistemando amici e parenti ai posti giusti, improvvisando un po’ di iniziative per mera apparenza e preparando le prossime elezioni.

Qualsiasi popolo degno di questo nome dovrebbe essere consapevole che non si può consentire che tutto vada in rovina semplicemente per non aver avuto il coraggio – o la fiducia – di mettere in campo un’alternativa.

E noi, con questa lettera aperta ai cittadini, vogliamo proporre un patto ai casoriani: proviamoci, non abbiamo più nulla da perdere.

Club Berlinguer di Casoria

Quotidiano indipendente online di ispirazione ambientalista, femminista, non-violenta, antirazzista e antifascista.

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